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martedì 2 novembre 2010

I "morti" a Ciminna

di Vito Lazzara

Cuccìa
Diverse sono le tradizioni presenti nella nostra comunità per la Commemorazione dei defunti, descriverò quelle ancora in uso e in parte quelle ormai presenti solamente nella memoria degli anziani.
È tradizione che il giorno 2 novembre venga preparata la Cuccia, uguale a quella cucinata per Santa Lucia (frumento bollito condito con vari aromi). Questo piatto, però non viene esclusivamente consumato in famiglia, ma si rendono partecipi parenti, vicini ed amici. Gli abitanti motivano il loro gesto ritenendo che i vicini possano ricambiare il dono col ricordare i propri defunti nelle loro preghiere.
Sempre nel giorno dei morti, o meglio nella notte tra 1 e il 2 novembre è presente la credenza secondo cui le anime dei morti compiono una processione. Diverse sono state le notizie riferitemi di testimoni che hanno assistito, nei decenni passati, a tale rito: una donna chiede della madre ai partecipanti di detta processione i quali rispondono di trovarsi in coda; anime infastidite della presenza di umani, li minacciano di non percorrere certe strade in quella notte; una grande quantità di candele passare sopra Matritunnu, altura in prossimità del paese; oppure di un’anima triste venuta in sogno alla figlia per riferire che la camicia da notte, unico indumento indossato il giorno della morte, era tutto sporco a causa della processione.
Altra credenza per la festa dei morti, o meglio na simana rî morti, è quella per cui veni l’arrifriscu. Si crede che in quest’arco di tempo venga giù un po’ di pioggia anche nelle annate in cui si sono avute scarse precipitazioni. Le piogge del periodo vengono chiamate arrifriscu perché, secondo la credenza, l'acqua cade dal cielo per portare un po’ di refrigerio alle anime dalle fiamme del Purgatorio.
Altra tradizione ancora abbastanza viva è quella di compiere u viaggiu o i viaggi, una novena alle Anime Sante del Purgatorio per chiedere grazie o favori. Si ritiene, infatti, che l’ Armuzzi Santi su miraculusi (le Anime Sante sono miracolose). Tale pratica consiste nel compiere per nove giorni consecutivi e alla stessa ora un pellegrinaggio alla chiesa dei Cappuccini nella quale si conserva un quadro dell’Armi sacerdoti (raffigurante dei frati appartenente all’ordine Cappuccino).
Il tragitto prevede come punto di inizio una cappella chiamata del Saraminteddu posta alla fine del paese.
Diverse possono essere le grazie richieste alle Anime Sante. La risposta, il responso se la supplica è stata esaudita da parte della divinità viene percepita dal fedele da diversi segni esterni: abbaio di cane, canto di gallo oppure da avvertimenti sentiti durante il tragitto o provenienti dall’interno della chiesa. I miei informatori mi riferiscono che per captare questi segnali occorre essere concentrati esclusivamente nella preghiera. La voce spesso riferisce di sospendere la preghiera poiché la grazia è stata fatta oppure di interromperla perché è impossibile esaudirla. Singolare è la storia di due donne che durante l’ultimo conflitto, per avere notizie dei mariti in guerra, fecero u viaggiu; durante il tragitto le due donne sentirono, infatti, una voce che riferì loro: «Un priati cchù ca morti semu» (non pregate più che morti siamo). La celebrazione di questa pratica non ha delle date ben specifiche ma è recitata in base alle esigenze del fedele (per quanto riguarda le pratiche cleromantiche rimando agli studi di Giacobello G. 1999).
Un tempo le devozioni principali, riguardante le Anime dei Defunti, erano le processioni dell’1 e del 2 novembre e l’ottavario dal 2 al 9 novembre. Protagonisti della processione del giorno 1 erano i confrati del SS.Sacramento che partendo dalla chiesa Madre avevano come meta il camposanto. In questo luogo il sacerdote, nella zona antistante la cappella funeraria dell’omonima confraternita, faceva una piccola predica e impartiva la benedizione. Il giorno seguente, invece, la processione partiva dalla chiesa del Purgatorio e arrivava al camposanto dove il prete celebrava una messa.
L’ottavario, eseguito un tempo nella chiesa del Purgatorio (al suo interno si trovava un quadro raffigurante le Anime Sante), aveva la particolarità di essere celebrato la mattina prima di fare giorno. Oggi è rimasta la pratica dell’ottavario ma nel pomeriggio e non al mattino, mentre le due processioni sono cadute in disuso.




© riproduzione riservata

4 commenti:

franco ciringione ha detto...

complimenti ottimo articolo,bravo vito

Anonimo ha detto...

Antico e universale il culto dei morti. Nemmeno i provvedimenti degli ottusi governi che aboliscono il giorno di festa possono indurre le persone a dimenticare i propri cari defunti.
Passeggiando per il Web:
Preghiera dei Normanni
"Ecco, là vedo mio padre,
ecco, là vedo mia madre,
i miei fratelli e le mie sorelle,
ecco, là vedo tutti i miei antenati,
dal principio alla fine,
ecco, ora chiamano me
e mi invitano a prendere posto,
nella sala della Valhalla,
dove l'impavido
potrà vivere per sempre"
Tempo fa, a proposito della festa del SS Crocifisso sul vostro blog:
..e semu tutti dassutta,
cu patri di me patri u patri e u nannu di so nannu
cu figghiu di me figghiu e so niputi E cu niputi di so niputi
tutti dassutta a grirari pi stu Patri Amurusu dicennu
VIVA U PATRI GRAZII

Arturo Anzelmo ha detto...

Solo per una questione di campanile mi sarebbe parsa opportuna qualche citazione da V. Graziano (Usi e Costumi, Canti e Leggende di Ciminna, pagg.122-124 e note,dove si evince, com'è ovvio, che molto accomuna Ciminna a Palermo)in ogni caso: Ok!
Come fanno un po' tutti gli studiosi locali mi sono industriato ad occuparmi della materia. So benissimo di non averne le competenze. Sono ben lieto di scoprire la tua professionalità poiché c'è ancora molto da fare ed il tempo in ciò è molto stretto. Il Meli 60 anni fa sottolineava come all'ampio quadro tracciato dal Graziano dovesse succedere una più attenta e puntuale analisi della storia locale. Seppure il nostro storico dell'arte si limitava alla sua disciplina il discorso deve intendersi esteso alla storia in generale ed allo studio etnoantropologico.
Un'esortazione fai propria una mia convinzione: Ciminna per la sua antichità, per tutta la sua storia, è un osservatorio privilegiato. Studiare Ciminna dunque è un po' studiare la Sicilia. E questo può dare molte opportunità di approfondimento non limitate al dato locale.
Ti invito perciò a riprendere gli studi ciminniti in questo settore ripartendo dal Graziano cui tutti gli studiosi ciminniti molto dobbiamo.

Anonimo ha detto...

Grazie per i complimenti..
Che Ciminna può considerarsi una pietra di paragone per le sue ricchezze con il resto della Sicilia ne sono stato sempre convinto..e sono contento che a pensarla in questo modo lo sia una persona come te..Avevo letto il Graziano..e per certi versi il suo testo mi è servito da spunto per le ricerche..ma ho preferito, considerato che l'articolo pubblicato era un capitolo della mia tesi, scrievere solo quello ancora presente nella mente delle persone anziane evitando di citare di continuo il Graziano poichè, a mio giudizio, al lettore poteva sembrare disorganico e pesante. Inoltre siccome la mia tesi era un lavoro di stampo etnografico, ho preferito parlare del Graziano nell'introduzione. E' vero "che il tempo è molto stretto" e spesso penso quante cose in più avrei potuto raccogliere se fossi nato una decina di anni prima..cmq faccio tesoro del suggerimento..grazie!!
Vito Lazzara