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venerdì 16 luglio 2010

La Devozione alla Madonna del Carmine

di Vito Piscitello
 Negli anni 1602 1603 assieme alla devozione alla Madonna, i padri carmelitani costruirono un piccolo convento accanto alla chiesa della SS. Trinità oggi comunemente chiamata del Carmine.
La confraternita dedicata a Maria Santissima del monte Carmelo fu istituita nel marzo 1792; fin dai primi anni della sua nascita la devozione alla Vergine Santa si divulgo con tanto entusiasmo nel cuore dei credenti ciminnesi e divenne ufficiale il 22 Agosto 1936 con bolla del preposito generale dell'ordine carmelitano di Roma, con tutti i privilegi e le indulgenze plenarie annesse ad essa.
Della confraternita vi fanno parte uomini, donne e in maggior numero bambini, affidati come segno di affidamento e protezione alla Vergine del Carmelo.
Gli obblighi sono: partecipare attivamente alle funzioni religiosi della quindicina di luglio e in particolare la messa solenne del 16 luglio (memoria liturgica della B.M.V. Del monte Carmelo), partecipare ogni primo mercoledì del mese alla santa messa, recitare ogni giorno sette pater ave e gloria in memoria dei sette privilegi della corona carmelitana.
I privilegi della corona carmelitana sono: l'annunciazione (virtù dell'umiltà), natività di Gesù (virtù della purezza), adorazione dei maggi (propagazione della fede), la resurrezione di Gesù (virtù della fede), l'ascensione di Gesù (vivere alla presenza di Dio), la discesa dello Spirito Santo (i doni e i carismi dello spirito santo), l'assunzione di Maria al cielo (raggiungere la gloria del paradiso).
Ogni confrate ha il dovere di portare a vita l'abitino della Madonna del Carmine per beneficiare di quei privilegi che sono propri dell'ordine carmelitano.

1 commento:

Arturo Anzelmo ha detto...

Ad integrazione di quanto scrive Vito Piscitello, c'è da aggiungere come nelle volontà dei Ciminnesi l'interesse ad ospitare un istituto del Carmelo è documentata parecchio tempo prima del 1602. Don Santo Gigante nel 1636 era stato nominato librero dell'allora ricostruenda abbazia benedettina; attento come suo costume alla storia ciminnita, l'anno successivo, ricordandone il centenario della fondazione scrive la "Cronica dela Primaria Fvndatione del Monasterio di S. Benedetto de la Terra di Ciminna" narrando come Pietro Flodiola, avesse disposto per suo testamento la fondazione di un monastero di donne sotto titolo di Monte Cristo da affidare all'Ordine del Carmelo, legando all'uopo le sue case e l'orto ubicati nel sito dell'antico castello distrutto nel 1326 e rendite su terreni in contrada Marrana. Venuto a morte il fondatore nel 1637, don Guglielmo Ventimiglia, suo esecutore testamentario, aggiungendovi altre rendite, diede corpo alle volontà testamentarie ma il monastero, pur rimanendo sotto il titolo voluto dal fondatore, ospitò una comunità femminile dell'Ordine di San Benedetto.
Osservava Henri Bresc, come in Sicilia, il culto di San Vito fosse sovente connesso alla presenza dell'Ordine Carmelitano e ciò, se pure non costituisce regola, attesa l'antichità della venerazione per il martire Mazarese a Ciminna e nel circondario, invita ad approfondire le ricerche sulla presenza carmelitana.
Bibliografia: V. Graziano, Ciminna Memorie e documenti 1911; F. Meli (a c. di ) Don Santo Gigante, Historia della miraculosa Imagine del SS.mo Crocifisso di Ciminna, 1950; A. Anzelmo (a c. di) Don Santo Gigante, Cronica...., 1999; Ib.,L’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Montecristo in Ciminna. Annotazioni sulla ricostruzione seicentesca. 2000; H- Bresc, San Vito nella toponomastica cristiana della Sicilia medievale, sta in, Congresso internazionale di studi su San Vito e il suo culto (2002) -Atti 2004.