Animali che si azzuffano per un orgasmo di banconote.
Pance devote a santi che le riempiono di mutande marcate,
macchine di lusso,
posate di classe,
limonata e gin,
disco e posti in,
coca e rum,
tequila bum bum,
ghiaccio e cannuccia
ed è tutto un succia succia
dal bicchiere
le sere
ai tavolinetti a bere
vanto del millennio progredito.
Un mito,
un travestito,
l’amicizia su msn,
il sesso di una sedicenne,
la moda della droga libera,
il prezzo delle scarpe in voga,
chi gradisce e non gradisce
fa un po’ di yoga
o si stordisce
con la droga e gioca col telefonino;
il panino
col kebab,
le risate
vomitate
davanti al pub,
incontri online,
poker online,
messe online…
“How are you?”
“I’m fine,
Thank you”.
Pance devote a santi che le riempiono di mutande marcate,
macchine di lusso,
posate di classe,
limonata e gin,
disco e posti in,
coca e rum,
tequila bum bum,
ghiaccio e cannuccia
ed è tutto un succia succia
dal bicchiere
le sere
ai tavolinetti a bere
vanto del millennio progredito.
Un mito,
un travestito,
l’amicizia su msn,
il sesso di una sedicenne,
la moda della droga libera,
il prezzo delle scarpe in voga,
chi gradisce e non gradisce
fa un po’ di yoga
o si stordisce
con la droga e gioca col telefonino;
il panino
col kebab,
le risate
vomitate
davanti al pub,
incontri online,
poker online,
messe online…
“How are you?”
“I’m fine,
Thank you”.
di Domenico Passantino
©Riproduzione Riservata
7 commenti:
Stile particolare, poesia quasi di ribellione che evidenzia il malessere e la superficialità rincorrente dei nostri giovani. Piaciutissima...complimenti!
Grande dome....Ho l'onore di tenerla appesa nella mia stanza questa poesia.....
Grazie...beh sì, ribellione anche se solo con le parole...Archi, l'onore è tutto mio!
Non lo so, fatto sta che i soldi per la cultura si sono a quanto pare trovati... Per sostenere chi (scuola pubblica/università) domani vorrà fare cultura nisba.
Bene, bisognerà arrivare col culo a terra come i giovani tunisini ed egiziani per un maschio colpo di reni.
La famosa "tigre" degli anni '80/90 è in letargo o già la sua testa con gli occhi di vetro è appesa impagliata alla parete di un salotto bene?
Cambiali e pensioni... fino a quanto, fino a quando?
La crisi continuerà e il governastro che ci ritroviamo ci farà pagare pure le spese di una guerra che perderemo come di norma.
(io sono contro la guera ma la stanno facendo! a spese nostre)
dome 6 mitico..complimenti
mimmiddu sei un grande,non è da tutti rendere una poesia divertente,grande
Pino, a proposito del "divertente" ecco un passo del MAESTRO Pirandello, tratto dal "Saggio sull'umorismo"...grazie.
Quanto più difficile è la lotta per la vita, e più è sentita in questa lotta la propria debolezza, tanto maggiore si fa poi il bisogno del reciproco inganno. La simulazione della forza, dell’onestà, della simpatia, della prudenza, in somma d’ogni virtù massima della veracità, è una forma d’adattamento, un abile strumento di lotta. L’umorista coglie subito queste varie simulazioni per la lotta della vita; si diverte a smascherarle; non se n’indigna: - è così!
E mentre il sociologo descrive la vita sociale qual essa risulta dalle osservazioni esterne, l’umorista armato del suo arguto intuito dimostra, rivela come le apparenze siano profondamente diverse dall’essere intimo della coscienza degli associati. Eppure si mentisce psicologicamente come si mentisce socialmente. E il mentire a noi stessi, vivendo coscientemente solo la superficie del nostro essere psichico, è un effetto del mentire sociale. L’anima che riflette sé stessa è un’anima solitaria; ma non è mai tanta la solitudine interiore che non penetrino nella coscienza le suggestioni della vita comune, con gl’infingimenti e le arti trasfigurative che la caratterizzano.
Vive nell’anima nostra l’anima della razza o della collettività di cui siamo parte; e la pressione dell’altrui modo di giudicare, dell’altrui modo di sentire e di operare, è risentita da noi inconsciamente: e come dominano nel mondo sociale la simulazione e la dissimulazione, tanto meno avvertite quanto più sono divenute abituali, così simuliamo e dissimuliamo con noi medesimi, sdoppiandoci e spesso anche moltiplicandoci. Risentiamo noi stessi quella vanità di parer diversi da ciò che si è, che è forma consunstanziata nella vita sociale; e rifuggiamo da quell’analisi che, svelando la vanità, ecciterebbe il morso della coscienza e ci umilierebbe di fronte a noi stessi.
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