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mercoledì 21 luglio 2010

IL CONTE MATTEO SCLAFANI E LA FONDAZIONE DELLA MATRICE

inedito di Arturo Anzelmo


Nell'approssimarsi della festività di S. Maria Maddalena, appare opportuna qualche precisazione di carattere storico sulla nostra Matrice dedicata, appunto, alla Mirrofora.
Quasi cent'anni fa (1911) il dottor Vito Graziano a proposito della fondazione, si trovò a confrontarsi con tre notizie. La prima attesta che “la Maggior chiesa fu fabricata quando si fabricò Ciminna” dunque, a fronte delle conoscenze storiche sull'abitato, in epoca normanna o poco dopo; la seconda perentoriamente afferma che “la Maggior chiesa fu fondata nel 1350”; la terza, testimoniandone l'esistenza nel 1230, rende credibile la prima ed esclude la seconda.

Vent'anni fa ritornai sulla questione; sulla scorta di quanto nel sec. XVI scrive il Fazello, nelle sue famose Deche sulla storia di Sicilia, sappiamo che Ciminna nel 1326 subì gravissimi danni a seguito di una scorreria angioina ed in quell'occasione venne distrutto e dato alle fiamme l'antico Castello. Questa notizia, se letta con riferimento alla tradizione che attesta come l'antica Matrice fosse di fatto la Cappella del Castello, lascia pensare che anche l'edificio ecclesiale dovette subire irreparabili danni; infatti il Castello (che si trovava sul sito dove poi sorse l'abbazia benedettina) venne ricostruito poco distante sulla collinetta dove oggi svetta un maestoso pino. Ne deducevo che la data del 1350 potesse riferirsi ad una rifondazione a seguito di tali eventi. Acquisizioni documentarie più recenti (, le quattro redazioni del testamento del Conte Matteo Sclafani, allora signore di Ciminna -A. Russo in, Mediterranea ricerche storiche-), documentano come entro il 1333 avesse ricostruito il castello; che, a partire da questa data, assegni fondi per la riparazione delle mura di Ciminna e nel 1348 dispone che si fabbricasse una nuova Matrice, da dedicare a S. Giovanni Battista, nel luogo che egli stesso avrebbe scelto lasciando intuire come, in funzione di un riassetto della dislocazione dei nuovi siti del potere, la Matrice dovesse essere ricostruita in sito diverso dal precedente. Riprendendo il seguito della “seconda” notizia riportata dal Graziano, essa attesta come, in quel tempo (1350), la Matrice avesse l'altare maggiore dalla parte di settentrione sotto titolo di S. Maddalena e ciò, anche se notizia certa sul titolo è da fare risalire al 1494 (anno di fondazione della parrocchia), potrebbe indicare come questioni di opportunità (esisteva già, agli inizi del '300, una chiesa dedicata al Battista) avessero dettato il titolo all'Apostola Apostolorum: o forse perché la precedente Matrice era già dedicata alla Maddalena? Don Santo Gigante sulla questione doveva saperne più di quanto faticosamente cerchiamo di ricostruire. Perché nel Corale del 1628 la lettera M, iniziale miniata della messa di Santa Maria Maddalena, viene composta da due gru che, attorcendo il lungo collo, immergono il becco dentro un'anforetta? L'anfora è attributo iconografico della Maddalena ma le due gru sono le figure araldiche del Conte Sclafani.
L'attuale Matrice, ricostruita agli inizi del sec. XVI, non sorge sulla primitiva chiesa normanno sveva, ma su quella trecentesca dello Sclafani della quale resta parte della cripta.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

all'attenzione dell'arch. Anzelmo.
Per quanto concerne gli stucchi della tribuna maggiore della Matrice volevo domandare,visto che quest opera rappresenta la prima realizzata dai fratelli Li Volsi da Tusa dopo la morte del padre Giuseppe, è probabile che diedero il meglio di se per "pubblicizzare" la nuova gestione della bottegha tusana? Visto che prima del 1620 non si cimentarono mai in una cosi maestosa opera?

Arturo Anzelmo ha detto...

Giuseppe Li Volsi era stato in grado di tessere una rete di relazioni tale per cui Scipione (più correttamente Simeone)solo dopo la morte del padre assume la rappresentatività della bottega. Molte opere dei Li Volsi sono scomparse, di altre si va solo di recente scoprendo qualcosa... Sicuramente Ciminna segna un punto fondamentale nel "curriculum" livolsiano... La vastità dell'opera ciminnita credo sia solo un caso e dipende più dalle possibilità economiche dei committenti che dalla capacità degli artisti. Di sicuro i committenti della Matrice hanno avuto delle credenziali ma hanno saputo scommetre sul talento del Li Volsi. Che poi l'opera ciminnita abbia costituito per Simeone e per i suoi fratelli un "biglietto da visita" è dimostrato dalle successive commesse palermitane (statua di Carlo V) e cefalutane (decorazione del bema della Cattedrale).
A parte i miei vecchi scritti del '90 (che un po' hanno contribuito alla ripresa degli studi) ti consiglio il recente volume di A. Pettineo e P. Ragonese "Dopo i Gagini e prima di Serpotta, i Li Volsi" reperibile presso la ns biblioteca Comunale.
Ciao

Anonimo ha detto...

all'architetto anzelmo
la ringrazio innanzitutto per la sua esuriente spiegazione. Ho consultato il testo che mi ha segnalato, e nel quale risulta come Scipione nel 1635 eseguiva anche gli stucchi della cappella SS. Sacramento (cit. Termotto). Si possono queste opere idetificare con le figure delle 4 stagioni poste nel catino?
distinti saluti

Anonimo ha detto...

approfitto di questo articolo per segnalare all'architetto un video che ho visto su youtube, su l'immacolata di calatafimi, che trova affinità con il nostro triunfu..... pregasi guardare architetto.. Immacolata Calatafimi

Davide D'Alessandro ha detto...

io ho appena guardato il video è vero la processione è molto simile, busuna ecc... ma ho visto un'altra cosa che mi ha sorpreso... l'1 2 3 maggio festeggiano il ss crocifisso eil crocifisso è molto simile al nostro sia di grandezza sia che è pure nero, e fece miracoli nel 1657....

Davide D'Alessandro ha detto...

e fanno una specie di furriata ri torci, con tutti i ceti che lanciano coppetti e dolciumi