Possibile? Purtroppo si, almeno a stare a sentire le rivelazioni dell’implacabile ISTAT; in Sicilia si concentra il maggior numero di poveri italiani, ben 31 famiglie su 100 vivono al di sotto della soglia di povertà; la ricca Europa, che vive nel benessere e nello sviluppo, taglia in due l’Italia, dal Lazio in giù, uno sfacelo, in Sicilia la punta dell’iceberg.
A cosa sarà servita l’antica Cassa per il Mezzogiorno, l’autonomia speciale, i Fondi Europei, i POR, i PIP e tutte quelle “dannate grazie” che da 60 anni, nel bene o nel male, sono state erogate all’isola se oggi, dobbiamo assistere, quasi impotenti, alla forbice che in più di mezzo secolo anziché restringersi col nord Italia, ha finito per creare una voragine, proprio dove, a quanto pare, sono finiti tutti gli interventi straordinari per questa regione.
Ma chi deve pagare lo sfacelo che si è concretizzato dal dopoguerra ad oggi, le trentuno famiglie su cento, alcune anche in stato di indigenza e tutte afflitte da seri problemi esistenziali, se fra le politiche economiche di questa maggioranza non si vede nulla all’orizzonte tendente a liberare dal giogo della povertà tanti nuclei familiari siciliani, se neanche l’ISTAT riesce a svegliare il sonno colpevole dei politici di ieri e, ahimè di oggi.
L’unica cosa che si è riusciti a partorire, dirottare i soldi per il ponte sullo stretto altrove, visto che, secondo i promotori di questa iniqua decisione, il ponte non presentava, per la più grande isola del Mediterraneo, una priorità. E così, continua ad aumentare a dismisura la pletora di giovani e meno giovani pronti, armi e bagagli, a lasciare quella che sarebbe dovuto essere un vero Eden, per cercare lavoro al nord sottraendosi ad un mercato del lavoro, quello siciliano, da vero terzo mondo.
Verrebbe da pensare a certi proclami di una destra neoliberista che blatera “meno Stato e più mercato”, come se in Sicilia di Stato se ne è mai visto a sufficienza e di mercato anche; forse certe concezioni vanno bene per il nord est d’Italia che oggi deve fare i conti però con altri problemi e forse, sotto, sotto, comincia a invocare la presenza di uno Stato che forse ha cominciato a latitare anche lì! Ma in Sicilia che fare, lasciarla al suo destino, ultima ruota di un carro sgangherato di un meridione d’Italia che se fosse staccato dal resto della nazione avrebbe un Pil da Paese sottosviluppato? Allora si finisca di colonizzare l’isola da raffinerie e di considerarla vera pattumiera d’Italia, come ultimamente sta accadendo troppo spesso per risolvere ciò che una classe politica, anche passata, vergognosamente, non è neanche riuscita a fronteggiare, ovvero l’emergenza rifiuti nel resto d’Italia.
Che fare allora e chi lo sa….
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3 commenti:
Dunque, secondo l’Istat, la Sicilia ha collezionato un altro poco invidiabile primato: il 31% delle sue famiglie vive al di sotto della soglia di povertà.
E’ la prima regione più povera d’Italia, seguita da Campania, Calabria e da altre meridionali. Come dire: l’Europa evoluta ed opulenta si ferma a Latina.
All’orizzonte del nostro futuro riappare lo spettro della miseria, dell’indigenza.
Non ho mai visto tanta povertà,tanti disagi nelle famiglie,tanta disperazione tra i giovani.Ed a Ciminna continuano a scarseggiare i finanziamenti della Regione e dello Stato.come se Ciminna non esistesse.
perchè non lo chiediamo al nano che x l'ennesima volta ha salvato le laboriose chiappe ed al suo accolito pupillo Bossi? Il piede sulla gola, l'arroganza il razzismo di questa gente che ci governa, pensavate fosse mera letterature? Speravate che il maiale di calderoli facesse gli interessi anche del Sud? Vi fidate ancora dei 61 stronzi siciliani che ieri festeggiavano impavidi con la merda del tricolore, che ca.... vuoi che gliene freghi a tutti costoro?
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