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venerdì 3 giugno 2011

Da calciopoli allo scandalo scommesse, il calcio ha perso la credibilità

di Vito Andrea Bovi

La cosa che più lascia sconcertati – quando puntualmente in Italia scoppia uno scandalo scommesse (1980) o uno scandalo calciopoli (2006) per cui proprio il giorno prima si sono chieste condanno fino a 5 anni e 8 mesi – è il senso di impunità che pervade certi personaggi.
Se io anche fossi un calciatore corruttibile per i motivi più vari – anche semplicemente per una scarsa moralità di base – sinceramente mi fermerei di fronte alle possibili conseguenze di un gesto così spregevole quale quello di truccare una partita di calcio. Perché saprei che possono intercettare le mie telefonate, che può accadere un imprevisto, che si può essere scoperti, che posso essere squalificato, finire in un carcere e che i reati che si compiono sono gravissimi: l’associazione a delinquere delinea un quadro di corruzione diffusa, malavitosa ed eretta a sistema. E invece non c’è mai nessuno scrupolo, ritroviamo sempre gli stessi meccanismi disinvolti. Si ritrovano ancora telefoni “coperti o dedicati”- che richiamano molto le sim svizzere di calciopoli - e conseguenti intercettazioni (cinquantamila, si è detto) di un mondo che mischia insieme atleti, dirigenti, imprenditori col vizio del gioco, intrallazzatori di professione e addirittura criminalità ordinaria. Ex calciatori e addirittura calciatori in attività che non hanno alcuna remora, che per denaro fanno qualsiasi cosa: persino il portiere della Cremonese che mette di nascosto dei narcotici nelle bottiglie del té. Un qualcosa che pensavamo appartenesse alla leggenda (“Devono avermi messo qualcosa nella borraccia”) e che non accade nemmeno più nelle corse dei cavalli. Partite truccate. E anche drogate adesso. La realtà supera la nostra immaginazione. E purtroppo lascia gli ingenui, quelli che ancora credono al calcio pulito, a bocca aperta. Le promozioni di Atalanta e Siena da considerare ormai sub judice costringono a pensare ad altri campionati sconvolti – la serie A dunque non è sfiorata bensì investita in pieno – un’altra mazzata su uno sport che ancora non aveva finito di rialzarsi dallo scandalo precedente.

I nomi di Signori, Bettarini, Doni non sono assolutamente di secondo piano: sono tutti ex nazionali, calciatori che hanno giocato in club importanti e per molti anni in serie A. E alcuni di loro già toccati da precedenti del genere. Viene delineato, come nelle precedenti occasioni, un mondo di scarsissima moralità e dalla tipica spregiudicatezza di chi vive quasi al di fuori della realtà, che pensa di essere immune da qualsiasi conseguenza. Se scandali del genere e di vario tipo esplodono con tale frequenza, sono legittimato a pensare allora che il marcio sia veramente molto, ma molto diffuso.
Gli arresti (come nel 1980) e le manette – che richiamano inquietantemente “il tintinnar di manette” che evocò Lotito dopo Napoli-Lazio – delineano un quadro forse anche più inquietante di calciopoli. Allora c’era il condizionamento del vertice arbitrale, oggi ci sono più crudamente i soldi, le scommesse e la corruzione. Cambia il livello, qui almeno al momento siamo a livello un po’ più basso – ma non completamente diverso – e il reato è sostanzialmente lo stesso: truffa tesa alla manipolazione del risultato sportivo. Con tanto di tariffario (da 400.000 a poche decine di migliaia di euro) a seconda se la partita da truccare era di A, B o C. Le parole del procuratore De Martino infatti sono assolutamente agghiaccianti: “Il quadro è veramente sconfortante, si ha un senso di poca affidabilità dei risultati”. Ecco questo è il punto: il calcio che si sbatte da uno scandalo all’altro è ancora oggi uno sport credibile? I suoi risultati sono affidabili o dobbiamo veramente sospettare che dietro ogni risultato, ogni gesto tecnico possa esserci qualcosa dietro? Lo so che stiamo parlando in linea di massima di serie C, ma le contaminazioni sulla B e sulla serie A (da Ascoli-Atalanta a Inter Lecce) esistono, sono concrete. Serie A, B e C sono vasi naturalmente comunicanti: ci sono persone – dirigenti o calciatori stessi – che fanno parte dei tre mondi contemporaneamente, c’è un sottobosco comune. Atalanta e Siena sono club che fanno la spola con la serie A e sono state promosse nella massima serie quest’anno. Se si scommettono 150 mila euro sul numero di gol di Inter-Lecce, evidentemente vuol dire che è possibile almeno tentare qualcosa per manipolarne il risultato, entrare in contatto con qualcuno direttamente o indirettamente coinvolto nella partita. Se si arrivano a manovrare cinque partite in un solo week end vuol dire che si ha una capacità delinquenziale a livello industriale. Mentre il cono d’ombra dei campionati minori, ormai letteralmente uccisi e messi già in crisi dal grande calcio, offre un sottobosco che può dare copertura al peggio. Non c’è alcuna garanzia o consapevolezza che promozioni e retrocessioni siano regolari e immuni dal contagio: quest’anno, come forse quelle degli anni scorsi. Senza contare che la legalizzazione delle scommesse ha evidentemente complicato e aggravato il quadro, questo non dobbiamo nascondercelo. Purtroppo la sorveglianza della federazione sui propri tesserati da questo punto di vista è stata ancora una volta insufficiente. Ed è ancora una volta un’inchiesta penale che scopre il marcio – come successe con lo scandalo precedente – segno evidente che il calcio non è più capace di farlo da solo. Riesce benissimo a produrlo, il marcio, ma non a contrastarlo ed eliminarlo in maniera autonoma.
Lo scandalo scommesse esplode esattamente 24 ore dopo in cui al Tribunale di Napoli si sono chieste condanne pesantissime nei confronti degli imputati di Calciopoli. Se – come afferma il procuratore – “la cosa andava avanti da anni”, vuol dire che la gang delle scommesse era in azione fin dai tempi dello scandalo precedente, che già ha sconvolto il pallone. Che quanto successo prima – le sentenze clamorose, le squalifiche e le retrocessioni a tavolino, le pesantissime imputazioni penali – non hanno funzionato da deterrente alcuno. E’ come lo spray sugli insetti che ti invadono casa: continuano a infilarsi dappertutto. Ci attende un’altra lunghissima estate di processi e sentenze sportive, di campionati probabilmente sconvolti. A partire dalla serie A, sia pure dal basso stavolta, e non dall’alto come cinque anni fa. Come se non fosse bastato al calcio italiano quanto avvenuto nel 2006. La questione morale si pone come emergenza primaria se si vuole che il calcio conservi ancora un minimo di credibilità.
1 giugno 2011

7 commenti:

Anonimo ha detto...

L'INTER RUBA SEMPRE!!!!! DEVE ANDARE IN B!!!! VERGOGNA!!!!!! INTER, MILAN, JUVE IN B PER UN CALCIO PIù GENUINO!!!!

Anonimo ha detto...

eh si rubano soltanto inter juve e milan, mentre roma lazio palermo sono puliti vero?

Vito Andrea Bovi ha detto...

Hanno condannato la Juve e Moggi e adesso sembrano quasi appagati,come se adesso se si comprano o truccano le partite non cambia nulla non ci fa nessuno effetto si pensa subito alla buona fede invece in passato non avete fatto così,si sono accontentati di fare il processo in una settimana per condannare chi si voleva condannare...la giustizia non esiste la si compra!

Anonimo ha detto...

nello scandalo del 1982 abbiamo vinto la coppa del mondo.....nel 2006 campioni del mondo,....2012 campioni d'europa?

Vito Andrea Bovi ha detto...

Credo proprio di si....!

Anonimo ha detto...

IL teatro attraverso il quale noi ciminnesi, istrioni fin nel midollo, usiamo trasmettere le nostre performance epistolari, Agorà Ciminna, che apprezzo tantissimo, è tuttavia ambito ristretto e locale, per cui inviterei tutti a fare una riflessione locale relativamente al viziaccio brutto della frode, dell’ingordigia, del menefreghismo totale, verificando se, nel nostro piccolo ed angusto giro non vi sia: menefreghismo, superficialità, frode (ingordigia non credo, non certo a causa di + o – nascoste virtù locali, ma pi scarsità di pila)
In tanti hanno plaudito all’apertura delle sale scommesse anche a ciminna, sorvolando sulla ricaduta estremamente diseducativa dell’operazione; ma che vai pensando, non da da mangiare a diverse famiglie? E quelle buttate sul lastrico, o parimenti, quelle distrutte dal vizio dell’unico detentore del reddito familiare?
Che dire poi di questa nobile “iniziativa” della modifica del campo sportivo? Che c’entra, mica scommettono sul Ciminna!!! Be, forse, tuttavia alla fine dei campionati, ogni anno, siamo certi che non si usino atteggiamenti poco sportivi per favorire il “bisognoso di turno?
E poi, questo è un altro paio di maniche, (sicuramente trattato in altri argomenti di questo blog) ciminna ha riflettuto bene sull’esborso mica da ridere che si deve sostenere per la modifica del campo sportivo, se si pensa solo un attimo alle numerosissime famiglie che non riescono a pagare la metà delle tasse comunali? Scusate l’intrusione, non è mai mia intenzione salire su pulpiti o carteddi e fumeri, però, ogni tanto, non sorvoliamo, non trattiamo le vicende umane così sup..mente, tanto sono distanti + di un palmo dal nostro caro deretano!!!

Anonimo ha detto...

In riferimento al primo postante;
Potrei avere per le squadre che hai menzionato, l’ultimo briciolo di gratitudine, non foss’altro per i ricordi legati alle loro “gesta” (per intenderci quelli bianco e nero), MA è + FORTE DI ME.
Le loro ruberie, in un’epoca nella quale, come diceva il caro frate indovino, citando non ricordo chi, invece di appendere i ladri sulle croci, si appendono le croci sul petto dei ladri, sarebbero, come di fatti lo sono, tollerate; ma che dire invece:
a) Mentre Termini Imerese si avvia inesorabilmente verso la chiusura, la Juve (e scusate non è la Fiat) mette sul tavolo qualcosa come 120 milioni di € per la campagna acquisti. La modifica della catena di montaggio, compreso un accordo che sicuramente si sarebbe trovato, costava forse di +?
b) I Moratti, signori dell’Oro nero, fra le pieghe dei loro mostruosi bilanci calcistici, non trovano la maniera di riparare ai danni provocati dalle loro raffinerie, anche in termini, ahimè, di risarcimento delle morti da queste provocate in Sardegna ed in chissà quale altro posto nel mondo?
c) Bè , il Milan, cosa dire quando pensiamo che il patron è il nostro caro nano nazionale e l’A,D. è quell’altro imbroglione del suo tirapiedi Adriano? Potrei cominciare con le loro malefatte sin dal 1988 – 89, ma l’elenco sarebbe cosi lungo da sforare lo spazio ed il tempo di questo grande blog.