di Giuseppe Catalano
La solennità del Corpus Domini è solitamente chiamata la festa del SS. Sacramento, ma sappiamo che i sacramenti sono sette e l’Eucaristia fa parte dei sacramenti; allora per quale motivo la tradizione cristiana chiama l’Eucaristia il Sacramento, usando l’articolo determinativo?
Cercheremo brevemente di capire il perchè di questa corretta denominazione e sinteticamente lo sviluppo del culto delle Specie consacrate al di fuori della celebrazione eucaristica (Messa).
Cercheremo brevemente di capire il perchè di questa corretta denominazione e sinteticamente lo sviluppo del culto delle Specie consacrate al di fuori della celebrazione eucaristica (Messa).
Il termine Sacramento deriva dal latino Sacramentum, usato in ambito cristiano, nelle prime versioni latine della Sacra Scrittura, per tradurre il termine greco di Mysterion.
Fin dall’Antico Testamento il termine sta ad indicare una “realtà nascosta” o anche una realtà salvifica che si realizza e si incarna in un evento storico e attraverso di essa si rivela. Quindi Mysterion indica la realizzazione e la manifestazione del “piano salvifico divino” di cui tutta la Bibbia racconta la graduale realizzazione. Nel Nuovo Testamento il mistero del regno di Dio rivelato ai discepoli è Gesù stesso, nel quale si realizza questo piano.
Vi sono dei gesti che rendono presente e viva l’opera di redenzione di Gesù Cristo e trasformano gli uomini in figli adottivi di Dio.
Il mistero di Cristo è presente nel mondo attraverso la Chiesa , popolo dei battezzati; questa «è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intera unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium n.1).
Da questo ampio significato del termine Sacramento deriva l’uso di questa parola per indicare i gesti fondamentali con cui la Chiesa esprime il culto cristiano: i sacramenti, stabiliti nella chiesa cattolica nel numero di sette.
Tra i sette sacramenti vi è l’Eucaristia che, prima di tutto, è l’azione liturgica in cui si rende presente il mistero pasquale di Cristo e dove se ne diviene partecipi. In tal modo la partecipazione a tale gesto fa meritare all’assemblea riunita il titolo di Chiesa. Questa comunità concreta è il soggetto della celebrazione: il sacerdote ne è il presidente, non il padrone. In ogni celebrazione tutti i credenti dispersi e divisi, mediante il corpo eucaristico, vengono resi corpo mistico di Cristo.
Da ciò deriva il fatto che il sacramento dell’Eucaristia, pur essendo uno dei sette sacramenti, venga definito il Sacramento; poiché è una realtà visibile che rende presente la Chiesa come strumento di salvezza in Cristo, e rende realmente presente Cristo, il quale è sacramento del Padre e quindi rende presente Dio stesso. A partire da ciò capiamo bene che tutto ha origine dalla celebrazione eucaristica, come ci insegna il Concilio Vaticano II «la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù» (Sacrosanctum Concilium n.10), quindi se la liturgia e fonte e culmine della vita cristiana, l'Eucaristia è il cuore di tutta la liturgia della Chiesa.
Tutto ciò che si svolge nella Chiesa dai ministeri ecclesiastici alle opere di apostolato ha uno stretto rapporto con l'Eucaristia. “Nell'Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè Cristo” (Cfr. Presbyterorum Ordinis n.5) .L'Eucaristia ha rapporti con tutta la realtà creata; il pane ed il vino sono realtà create, e la loro transustanziazione è anticipazione della trasformazione di tutto il creato.
Dalla liturgia eucaristica attraverso la consacrazione del pane e del vino rende presente Cristo stesso in queste specie eucaristiche, anche al di fuori del rito.
La presenza reale è presenza di Cristo immolato, ma glorificato. L'eucaristia rende realmente presente nei segni sacramentali il sacrificio di Gesù, offerto «una volta per tutte» (Eb 9,28). sulla croce. Gesù però «è risorto e non muore più, la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,9). L'Eucaristia, allora, non rende presente il corpo di Cristo nello stato di passione e di sofferenza, ma nel suo stato glorioso: è il Crocifisso-Risorto. Nella Messa si attua il mistero pasquale nella sua realtà di una morte vinta dalla risurrezione.
La venerazione ed il rispetto verso la presenza reale di Cristo nelle sacre specie del pane e del vino consacrati, si sono manifestati fin dagli inizi, anche fuori dalla Messa.
Fin dalle origini una parte del pane eucaristico, alla fine della celebrazione veniva conservato per inviarlo agli assenti o i malati. Ma il pane eucaristico, si conservava principalmente per poterlo dare ai morenti come “scorta di cibo per l'ultimo viaggio”, da qui la parola viatico.
Il culto delle sacre specie ebbe un forte aumento nel sec. XII con l'affermarsi della devozione alla santissima umanità di Cristo e poi grazie all'impulso di San Francesco d’Assisi e del suo ordine. Questa nuova tendenza di pietà si espresse specialmente nella elevazione dell'ostia dopo le parole della consacrazione (Parigi sec.XIII), la visita al SS. Sacramento, l'introduzione della festa dei Corpus Domini; questa venne istituita a Liegi nel 1246 e nella Chiesa universale nel 1264, con la bolla di Urbano V, Transiturus. In seguito venne introdotta la processione alla quale seguirono altre processioni teoforiche, l'esposizione del Santissimo e l'uso della Preghiera delle 'quarant'ore'. Anche nei numerosi esercizi devoti del popolo, il sorgere delle confraternite del Santissimo Sacramento, permette all'adorazione del Signore presente nell'ostia di avere un forte slancio.
Con il concilio Vaticano II e la riforma liturgica che ne è seguita ha dato un nuovo vigore e un nuovo alimento al culto eucaristico fuori dalla Messa continuando a chiarire che questo deve sempre mantenere il suo legame con la celebrazione eucaristica altrimenti perderebbe la sua vitalità ed il suo valore. Non è una pietà frutto di intimismo psicologico, ma una pietà autentica e robusta che considera l’ostia consacrata segno di una Messa già celebrata e di una comunione che la consumerà.
Il culto eucaristico, oltre all’adorazione si può manifestare anche con le processioni eucaristiche, all’inizio nate, per la reposizione il giovedì santo e per il viatico, e poi sviluppatesi con la istituzione della festa del Corpus Domini nel 1264.
Una istituzione recente, che risale al 1873, è quella dei congressi eucaristici, in cui si cerca di scrutare il Mistero ed approfondire la fede, se ne celebrerà uno ad Ancona dal 3 all’11 settembre prossimo.
A conclusione mi sembra utile ancora una volta puntualizzare che la Celebrazione Liturgica è una fonte inesauribile, dalla quale attingiamo al Mistero Pasquale di Cristo che ci ha fatto dono di se stesso e questo è già tutto quanto di buono possiamo desiderare, la comunione con lui. Ci aiuti in questo l’insegnamento della Chiesa che non sempre raggiunge tutti i credenti; e allora utile che i pastori facciano da tramite per trasmettere con chiarezza questo insegnamento rendendolo sempre più accessibile. Ciò vale non solo per i grandi temi di teologia o di morale, ma per ciò che riguarda la liturgia ed anche la devozione, affinché qualsiasi approccio con la fede sia un approccio intelligente e maturo.
1 commento:
Giuseppe, complimenti per l'articolo molto dettagliato e colto. Se ho capito bene l'Eucaristia viene chiamata il Sacramento perchè tra i sette sacramenti è il Sacramento per eccellenza? Non sapevo neanche che mysterion venisse tradotto sacramentum...la qual cosa è parecchio interessante: mysterion ha il significato principale di rito segreto, mistero, il verbo myo significa essere chiuso; sacramentum alla lettera è la cosa sacra, ma Livio usa la parola riferendola alla sfera militare: sacramentum dicere, cioè arrolarsi giurando obbedienza, quasi fare un patto, come d'altra parte è una cosa santa, sancta, cioè pattuita (sancio, vuol dire rendere inviolabile per mezzzo di una consacrazione religiosa)...c'è molta confusione nell'uso di questi termini per via dello spostamento del campo semantico che hanno subito col tempo e con l'adattamento dalla religione pagana alla religione cristiana. Grazie per le riflessioni, ciao Giuseppe.
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