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venerdì 11 giugno 2010

24 Maggio 1942 il Piave mormorò "non passa lo straniero"

di Pino Mannina
Il mio fugace accenno alla festa della Repubblica, argomento trattato in maniera a dir poco accalorata dagli amici del blog, è soltanto un piccolo contributo ad una CIMINNA che non esiste più, e non soltanto architettonicamente (molti, in special modo giovani, si chiederanno dove è finito il campanile della foto). (continua)

6 commenti:

Arturo Anzelmo ha detto...

Dov'è finito il cinquecentesco campanile della chiesa di San Domenico?
Somigliava un po' a quello della Matrice per il fatto che sui fronti, verso via Umberto e l'opposto, presentava finestre bifore; aveva una slanciata guglia ottagonale sormontata da una banderuola che, grazie all'infaticabile cura del canonico don Michelangelo Calcagno (patri Carcagneddu o Micalangileddu, per via della breve statura fisica), ancora oggi si conserva in chiesa unitamente ad un'altra importante reliquia, la rustica lapide che sormontava la porta "di bactiri" dell'antico comvento dei padri Predicatori.
Il campanile fu buttato a terra nel 1964; dicesi perchè pericolante ma sappiamo che don M. Calcagno ingaggiò impari lotta con l'Amministrazione Comunale del tempo decisa ad abbatterlo, come di fatto attuò. Il povero prete ottenne che si salvasse almeno un'altra importante testimonianza, l'antica campana che del 1494 proveniente dalla chiesa del Salvatore che esisteva fin dal 1471 ed era stata fondata dalla famiglia Billè. Del tutto ugualmente impari fu la lotta che il reverendo Calcagno ingaggiò con la Curia Arcivescovile di Palermo per salvare la chiesa della Raccomandata (1670, quasi certo opera di P.Amato) venduta nello stesso periodo al sig. Pietro Ciaccio. Da questa potè appena salvare i resti mortali e l'epigrafe tombale di suor Elisabetta Trippedi, due campane, una delle quali datata 1400 legata ad un evento miracoloso che vide protagonista detta suora e, in frantumi, la grande lapide marmorea che sormontava il portale e che oggi, ricomposta da mons. Michele Sarullo, si custodisce presso il Museo dedicato a mons F. Meli. Proprio queste lotte cui si era unito il Meli furona causa del disgusto dello storico dell'arte che non volle lasciare a Ciminna interessanti cimeli come il diario di don Santo Gigante del quale era venuto in possesso dagli eredi.
In quegli stessi anni era stato progettato non solo di demolire la chiesa di San Domenico per edificarvi le scuole ma addirittura di smontare il coro della Matrice per aumentarne la capienza! Fortunatamente a tanto non si arrivò.
Sulle azioni pubbliche a salvaguardia di scomparsi patrimoni culturali c'è da scrivere parecchio, a cominciare dall'Unità ad oggi.

Michele Avvinti ha detto...

Condivido pienamente sulle considerazioni fatte da Pino nel suo articolo. L'amor di patria per alcuni decenni è stato dimenticato volutamente, non voglio fare polemiche politiche, però molte responsabilità vanno ricercate negli ambienti culturali che hanno una certa connotazione politica sinistroide, che sono molto influenti e presenti nella società. Onestamente dal settennato del Presidente Ciampi ad oggi anche in quella parte politica c'è stata una inversione di tendenza che fa ben sperare per il fututo.

Vercingetorige ?!! ha detto...

Decitetevi su cosa non va. Non va l'Unità d'Italia che i mazziniani siciliani volevano repubblicana e che per amor di patria furono costretti ad accettare monarchica? E' strano come la destra sia sempre figlia degenere della sinistra: Crispi docet ed a seguire Benito, Silvio e forse tanti altri ancora; prima atei ed anticlericali poi, hanno scoperto la santa Chiesa come instrumentum potestatis... Ed allora giù col bigottismo e con la lotta alle streghe! E giù con la Patria (Qualcuno di destra disse: fatta l'Italia è ora di fare gli affari nostri). Mentre la Chiesa, quella che vive nelle missioni e nelle strade di Napoli e Palermo, non quella dello IOR, scende dalla "cathedra" e va verso chi lavora, chi soffre anche dei mali di un'economia capitalistica e globalizzata ritornata mella mentalità alle abitudini neandertaliane dell'uomo raccoglitore. Per quanto mi riguarda continuo a credere in una Repubblica costituzionale e parlamentare fondata sulla dignità del lavoro, nella quale sia garantita l'indipendenza dei poteri, la libera espressione del voto in un sistema elettorale proporzionale, in cui la libertà di pensiero politico, culturale e religioso, d'informazione, abbiano residenza stabile. In una Repubblica che mazzinianamente, o anarchicamente, se volete è forse solo un'idea, un'utopia.

Michele Avvinti ha detto...

Quella cui si riferisce Vercingetorige, che lui definisce bigotta, non è la vera Destra, mi sembra sbagliato accostare solamente ad alcuni uomini una storia politica, ideali e valori; il voler semplificare, in maniera ingannevole, accostando la destra al solo fascismo, è stata una operazione portata avanti per decenni per emarginare e ghettizzare una storia, una cultura e dei valori che non possono essere mortificati ed ignorati analizzando una piccola parte dell'universo storico e culturale della destra europea. Invece oggi mi sembra che ci sia un pò di confusione e di smarrimento nel campo avverso, dove è andato a finire il pensiero politico della sinistra europea?? Quali risultati ha prodotto e produce? Quali sono le grandi battaglie che deve ancora combattere la sinistra europea alla luce delle nuove sfide della modernità e della globalizzazione??(parlo di Europa perchè qui in Italia c'è sempre stata storicamente una interpretazione tutta nostrana della sinistra; oggi in gran parte occupata solamente in una ossessionanta guerra contro Berlusconi). E' evidente che gli uomini politici della sinistra europea non fanno altro che scopiazzare ricette altrui, cercando di vivere alla giornata in attesa che gli eventi negativi o qualche errore dell'avverario possano regalare la vittoria.
Gli uomini cercano di interpretare in un dato momento storico degli ideali operando secondo le proprie convinzioni, a volte plasmando a proprio piacimento o addiruttura sovvertendo le antiche concezioni di destra e sinistra, a volte finendo nel totalitarismo e dittature pseudo democratiche che hanno mortificato e continuano a mortificare l'uomo e la sua libertà!

Pino mannina ha detto...

Siamo alle solite, o meglio alla solita fissa di ricondurre tutto a due, ormai, immaginari blocchi, in maniera schematizzata e, perdonatemi, priva di senso: destra e sinistra. Penso che sia doveroso precisare in ogni caso (auspico che venga confortato possibilmente da un parere di un mio coetaneo) che le ricorrenze a cui faccio riferimento nell'articolo appartenevano a tutti gli italiani. I canti che ci insegnavano i maestri alle elementari comprendevano: il risorgimentale inno di mameli (quello che adesso alcuni governanti regionali vogliono o sostituire o, addirittura, abolire) alcuni inni della I guerra mondiale, "o bella ciao" della resistenza antifascista, ed altri + o - laici e religiosi. Ritengo di non esagerare dicendo che "cantavamo" l'intero arco costituzionale, e comunque, tutte le ricorrenze che venivano festeggiate erano per lo + condivise da tutti gli italiani, dai piemontesi e lombardi ai siciliani e calabresi, da Togliatti a Scelba, passando per Andreotti e Nenni. Si festeggiava anche il 1 maggio, ed era un giorno che veniva preso sul serio, tranne quando si sfotteva il tizio "chi unni vulia manc'a broru",....ma questa è un'altra storia.

Vercingetorige ?!! ha detto...

Sicuramente mi si deve passare un concetto la Destra italiana,più in auge oggi, è quella per intenderci di Fini discendente dal MSI (figlia di Salò per quanto ne sappia) non è la destra ottocentesca, ne la destra ex PLI. Di contro, la Sinistra italiana, quella di matrice socialista (non anarco/comunista) può anche vantare radici cristiano-sociali. Se la destra non è Bossi e non è Berlusconi mi pare affare del tutto urgente che, dopo il lungo percorso di sdoganamento la Destra italiana di oggi, si allontani precipitevolissimevolmente da questa sedicente destra berluscobossiana. Nonostante Fini non possa cancellare storicamente l'essere non solo discepolo quanto figlioccio di Almirante (se non erro, fondatore sotto il Fascismo del giornale "La Razza"), nonostante molta base giovanile continui ad inneggiare al Duce, è necessario che la Destra che traspare dalle parole di Michele (e che non mi pare mussoliniana)se non vuol passare per chi ha fatto solo un percorso strumentale per arrivare (attraverso berlusca) al potere si dia una smossa.
E' chiaro che per quanto mi riguarda il duopolio finisce per essere diarchia e la cosa mi rattrista. Ho affemato di volere un sistema proporzionale e dunque pluralista, confortato per altro da avvisaglie di pluralismo partitico nel mondo anglosassone euroamericano. La Democrazia non può che realizzarsi in una Repubblica e non può non essere frutto di un concorso plurale di idee.
Rimestare nel passato (quando non lo si fa con serietà da storici) appare solo strumentale. Se non si è persone per bene è inutile scomodare la prosopografia alla ricerca di quarti di nobiltà passata che oggi non siamo in grado di dimostrare con le azioni.