Agorà Ciminna è attivo al nuovo indirizzo www.agoraciminna.it

La seguente pagina rimarrà a vostra disposizione con le sole funzioni di archivio degli articoli pubblicati negli anni passati (Agosto 2012).
Selezionando i due menù alla vostra destra potrete attingere alle notizie classificate per data e per argomenti.

venerdì 20 maggio 2011

A scuola si studierà il dialetto

Approvata la legge all'ARS: gli alunni apprenderanno anche la storia e la letteratura dell'Isola

(ANSA) - PALERMO, 18 MAG - Dal prossimo anno, nelle scuole, si potranno insegnare la lingua, la storia e la letteratura siciliane. L'Ars ha approvato la legge, primo firmatario e relatore il deputato Toto' Lentini, dell'Udc. La legge prevede l'insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole elementari, medie e superiori. Tocchera' adesso all'assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino, concordare con gli organismi scolastici le forme per applicare la legge nelle scuole, attraverso il coinvolgimento di dirigenti e docenti. (ANSA).

9 commenti:

stiamo in piazza grande... ha detto...

a facciazza ri ddi pulintuna vistuti ri virdi...!

soemin ha detto...

E'tanto spontaneo quanto consistente il sospetto che si tratti di pura demagogia. Non contrastiamo le tesi meschine, fraudolente e false dei signori(sic) del Nord con queste baggianate. Perchè invece non istituire corsi di lingua araba, cinese,lingue parlate da gente peraltro con la quale ci confrontiamo e via via ci confronteremo sempre di +, sia in ambiti commerciali che culturali sociali e quant'altro.

Vercingetorige ha detto...

Concordo con soemin. In pieno
Chi deciderà qual'è la lingua siciliana da studiare?
Sarà il catanese, il palermitano, il girgentano o il trapanese?
Mi piacerebbe avere il parere di uno come Camilleri...
Non credo possa dirmi che il siciliano sia quello dei cabbasisi di Montalbano.
Ma ci fate caso come già nel piccolo "triangolo industriale" Ciminna Bocina Calamigna ci siano tre parlate siciliane parecchio diverse tra loro. E allora qual'è quale sarà il siciliano scolastico?
E' quello dell'abate Meli o di Domenico Tempio?
Perchè l'Amministrazione Regionale non concordava con la Lombardia un programma per cui a Milano s'insegnasse un siciliano di base (come si suol dire cogliendo fior da fiore) e a Palermo s'insegnasse il milanese? Questo potrebbe farci capire un po' meglio.
Evidentemente i nostri amministratori non conoscono Dante (de vulgari eloquentia)e non si sono mai accorti di quella lapide posta a palazzo dei Normanni che (con molta retorica) pone la nostra Isola quale culla del volgare italiano.
Tiremm innanz!

Domenico ha detto...

Vercingetorige...non ho capito il tuo discorso..mi sembra un pò qualunquista...un pò barbaro..ahahah

Vercingetorige ha detto...

Non ho capito perchè non mi hai capito ma capisco che può succedere di non farsi capire.
In ogni caso (qualunquisticamente) il mondo gira lo stesso per te e per me.
Volevo solo dire che non c'è bisogno di una legge per far si che il siciliano come lingua rientri nello studio della letteratura italiana.
Questo perchè credo nell'Italia una, libera e repubblicana.
Che l'Italia sul piano politico e amministrativo ed economico sia stata fatta dai Savoia lo sappiamo; e sappiamo che l'hanno fatta come loro volevano ma è fatta.
Con le puttanate dell'Impero (che poi erano di moda) il Fascismo tentò di omologare nord e sud ma, in materia, continuò la politica savoiarda.
Ci siamo persi la Resistenza; avremmo potuto fare molto ma come Siciliani non siamo stati capaci di inserirci nel processo di costruzione dello stato repubblicano.
A parte l'Autonomia (e vedi quel che ne abbiamo tirato fuori!)di che cosa siamo stati capaci?
Sarò pessimista è vero ma non è contrapponendo le nostre alle pericolose baggianate della Lega che risolviamo. Almeno quelli, finché gli dura, pare facciano sul serio e vogliono una Padania (vuota espressione geografica)indipendente come recita il loro statuto.
E noi che non abbiamo attuato l'Autonomia parliamo di federalismo municipale!
Mi dispiace e tanto, veramente; ma colonia siamo sempre stati e sempre lo saremo; siamo individui (a volte anche geniali) difficilmente di questo passo saremo un popolo.
Dal Vespro ad oggi sono spesso gli stranieri naturalizzati che, da neosiciliani, hanno osato alzare la testa. Che abbiamo fatto? gli sbirri e gli spioni e li abbiamo venduti ai nostri stessi nemici: per nulla.

domenico ha detto...

Vercinge, come forma scrivi "smurfiusu", ma come significato non capisco proprio niente! mancano le connessioni causa-effetto...o sbaglio!

Anonimo ha detto...

verci.... nn si capiac propio nu cazz..........

soemin ha detto...

Riconcordo con Vercin...., soprattutto nel riferimento, fatalistico è vero, fatto a noi siciliani, privi di coscienza di popolo, figurarsi consapevoli di parlare una "lingua". Questo fantoccio di presedente regionale a capo di un fantasma di governo agisce come i vecchi e cari sindacati "gialli" di una volta; a fronte di problemi reali, gravi, fuori dai tempi massimi per la loro risoluzione, problemi che viviamo noi sudici sudisti se ne viene lui con l'insegnamento della lingua: ma a che pro?

Vercingetorige ha detto...

Dummì
La causa è ch'è sempre stato facile dei nostri mali accusare gli altri. L'effetto è che siamo nella cacca e non siamo capaci di venirne fuori.
Se scoperta la causa ed ammesso che sia colpa altrui ci fissiamo su questo e crediamo che gli "altri" ci tirino fuori nella melma siamo e li restiamo.
Credi che sarebbe importante ricercare la causa se avessimo la capacità di trovare la soluzione?
Scientificamente posso anche aver torto... l'analisi, l'anamnesi, etc... Ma se riesco a trovare una tearapia risolutiva mi basta. Dopo ci posso far sopra tutta la filosofia che voglio.
Perderci nelle solite mugugnate non serve come non serve aspettarci pietà da chi magari può esser forse vera causa dei nostri mali. Chi ci ha sodomizzato una volta, se ci chiniamo continuerà piacevolmente (per lui) a farlo. Senza pietà!
Dummì
Se ancora fai finta di non capire (perchè finta fai!) la chiudo qua.
Stammi bene.