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venerdì 7 maggio 2010

U viaggiu

da "Patri di li Grazii Siti" di Arturo Anzelmo (Palermo 2009)



5 commenti:

se c'è la fede ha detto...

In questi giorni di festa una delegazione francese è stato osptata in paese per iniziare il gemellaggio fra il nostro comune e appunto il comune francese di Pluogastel daoulas. E apparsa alquanto singolare, e ne ha denotato particolare apprezzamento, la performance del sindaco francese allorchè, ho sentito, ha preso in spalla i visazzi e ha cominciato a lanciare i doni durante a furriata di torci.
Ma quello che mi ha personalmente colpito è stata la partecipazione, nella forma più "passionale" o "viaggio", addirittura scalzo. Ai +, in un I° momento è sembrata una esibizione poco poco fuori luogo perchè apparentemente priva di motivazioni squisitamente religiose, tuttavia,incuriositi, abbiamo chiesto direttamente a Monsieur Cap il motivo di tele partecipazione e lui l'ha motivato soprattutto perchè il lungo inverno Bretone non accenna a lasciare i loro territori, aggravando la situazione già drammatica della loro coltura principale, se non addirittura essenziale: le fragole.

Anonimo ha detto...

In questi casi bisogna invocare u patri di li grazii dicennu.

L'arma a saluti e la binirizioni di la campagna di Pluogastel daoulas. ci l'avemu a raccumanari a stu patri amurusu dicennu. VIVA...

Anonimo ha detto...

Il commento del postante del 07/05/2010 ore 10.14 mi da spunto per ribadire come il linguaggio sia la cosa più importante dell'identità di un popolo. Poichè già il Graziano (1911) e poi Anzelmo (2009), hanno raccolto la seie di "mottetti" come li chiama il primo autore o, più sicilianamente "grirati sutt'a vara" come li chiama il secondo autore, non mi pare lecito stravolgerne la lezione a piacimento modificandone anche il senso.
"La saluti di l'arma..." etc. ha un senso, "l'arma a saluti..." e via di seguito non mi pare del tutto corretto. Conservare linguaggio e tradizioni significa anche evitare le alterazioni. Parafrasare è altro.

Anonimo ha detto...

credo si possa intendere correttamente aggiungendo una virgola: "L'arma, a saluti e a binirizioni di la campagna..." In questo modo, senza voler alterare nulla, credo sia pacifico notare che si intendono raccomandare le tre cose più importanti nella vita di un contadino cristiano: l'anima (e quindi la salute spirituale), la salute fisica e la benedizione (non intesa come credono alcuni soltanto in preghiera per la pioggia, ma per tutto ciò che necessita ad un buon germoglio e un buon raccolto) della campagna, che dà lavoro e sostentamento. Ciao.

Anonimo ha detto...

E allora per tagliar la testa al toro, citiamo il Graziano: "La grazia di l'arma, la saluti e la binirizioni di la campagna ci avemu a dumannari a stu patri amurusu dicennu: Viva lu patri di li grazii.".
Su questo si converrà: è tanto chiaro che, virgole o meno si capisce; e meglio.
In ogni caso si voleva sottolineare come sia bene conservare forme e contenuto e, atteso che una fonte scritta ed autorevole esiste, perchè non citarla così com'è?
Ciao a tutti