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venerdì 8 aprile 2011

In uscita il libro dedicato al Carabiniere Scelto Clemente BOVI

Una macchina percorre veloce la statale 118 in direzione di Corleone, il paese dell’entroterra tristemente noto per essere un centro ad alta densità mafiosa. Ma non è la destinazione finale.
I due individui a bordo della Fiat 1100 grigia hanno appena attraversato il bosco della Ficuzza: un’oasi verdeggiante e intrigata di giorno, che la notte si tinge di un nero intenso, impenetrabile, per trasformarsi in un’enorme macchia scura, che conferisce al desolato ambiente un aspetto lugubre e spettrale. Ma l’uomo accanto al guidatore sembra non curarsene, mentre sistema meglio la pistola d’ordinanza che aveva conservato all’interno del cruscotto.
La sua mente è ancora rivolta al paese, dove ha lasciato la moglie e il figlioletto di appena due mesi, per riprendere servizio in caserma, dopo aver assistito ai bellissimi fuochi d’artificio a conclusione della festa di San Vito, patrono di Ciminna.
Anche se non indossa la divisa è un Carabiniere. Classe 1926. Improvvisamente però il conducente frena bruscamente l’auto: al centro della carreggiata, sono apparsi alcuni massi che ne ostruiscono il passaggio, mentre, sul ciglio della strada, nota altre autovetture ferme.

Un incidente, pensa, e rallenta. Ma appena l’auto si ferma dal buio sbucano alcuni uomini armati che intimano ad entrambi di uscire dall’abitacolo e mettersi “faccia a terra”.
Il militare invece finge dapprima di ubbidire, poi impugnata la pistola, si lascia scivolare nella piccola scarpata che costeggia la strada. E da lì risponde al fuoco dei banditi presi alla sprovvista da quella inattesa manovra: sei colpi in rapida successione in direzione di quelle figure armate che si stagliano nello sfondo oscuro della notte. Si sente un grido, poi un altro: due rapinatori sono stati colpiti. Il Carabiniere allora cerca con coraggiosa determinazione di riconquistare la strada per affrontare, come probabilmente ritiene, un terzo bandito. Ma da dietro si materializzano due uomini che aprono il fuoco colpendolo al fianco e alla schiena. L’uomo indietreggia poi cade riverso ai piedi della piccola scarpata, la faccia a contatto con la nuda terra, mentre dalle ferite il sangue inizia ad uscire copioso. “Sangue di eroe”, scriveranno tre anni dopo i giudici di Palermo. L’uomo che agonizza sul terreno di contrada “Case Moscato” si chiama Clemente Bovi. E’ l’8 settembre dell’anno 1959.

dal Prologo

3 commenti:

Vito Andrea Bovi ha detto...

Questo è solamante un assaggio del libro. Presto comunicherò le date della presentazione.

Salvatore Urso(pinuzzu) ha detto...

il sangue di tuo padre non è stato versato invano caro totuccio rimarra vivo per sempre ai posteri il coraggio e la dedizione a servire la giustà causa, virtù che pochi uomini hanno, mi prenoto per una copia del libro e ti faccio i migliori auguri

Anonimo ha detto...

Ricordiamo i nostri Eroi,in particolare il nostro e facciamolo conoscere ai giovani attraverso gli scritti.Ho ancora nella mia mente il ricordo delle cerimonieda parte delle forze armate svoltesi nel nostro Paese. Bravo Totuccio,complimenti ancor prima di leggerlo.