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giovedì 2 dicembre 2010

Ciminna: Tracce per una storia della musica

di Arturo Anzelmo

Se i monumenti e le opere d’arte hanno lasciato ampia traccia, i giacimenti archivistici esplorati attestano di aspetti non meno interessanti anzi, caratterizzanti, della cultura ciminnita: la letteratura, il teatro e la musica non sono tradizioni recenti. I primi accenni ad un interesse per la musica, sono rilevabili dalla diffusione dell’organo come elemento complementare della liturgia: la matrice religiosa di cui è intrisa la vita sociale istruisce, guida e stimola una elevazione culturale generalizzata.
Con i proventi della concessione di una cappella ad Ottavio Lombardo (fondatore a Palermo della Chiesa del Noviziato dei Gesuiti) verso il 1560 i Conventuali acquistano un organo per la loro chiesa e nel 1590 i PP. Predicatori, aiutati dalla Compagnia del Rosario, forniscono di simile strumento la chiesa del Salvatore. Per la Matrice nel 1600 si richiede l’opera del migliore allora sulla piazza, Raffaele La Valle.
Non so se per una chiesa o per uso privato, certo è che il 16 novembre 1607 mastro Giovanni Vito de Adragna, organarius da Palermo, vende al chierico don Antonino Giarrusso da Ciminna …organettum unum quinque registrorum quo ad vocem iuxta voces organi Iulij Oristagni et quo ad cannas lignamina ferrarum et alia dicti organi iuxta formam organi ecclesie sancti Dimitrij sub vocabulo della trinità existente in plano regij palatij… il che – con riferimento al noto compositore- la dice lunga sulla cultura e sulle conoscenze del committente mentre, il riferimento di tipo tecnico estetico all'organo di San Demetrio a Palermo appartenente ai Trinitari, lascia ipotizzare rapporti con quel Fra Vincenzo Salanitro (che appartenne ad una famiglia di fabbriferrai palermitani trasferitisi a Ciminna) del quale fa cenno il Graziano.
Più tardi, nel corso del secolo XVII, lavorerà per le nostre chiese l’organaro Francesco Romano e nel ’700 saranno presenti gli Andronico.
Nel 1619 si montavano finalmente gli stalli del coro nella Matrice alla cui spesa aveva partecipato anche l’Universitas e quello stesso anno, per iniziativa di don Andrea Manfrè, con il concorso di diciotto allievi, viene aperta una scuola di musica e canto gregoriano diretta dal musico sac. don Pietro Neglia che disimpegnerà anche l’ufficio di organista della Matrice ed avrà l’onere di ingaggiare cantanti. Il Neglia (forse originario di Isnello dov'è titolare di un beneficio ecclesiastico) viene introdotto a Ciminna da don Antonino d’Anna che era di Tusa e si era trasferito con la propria famiglia a Ciminna dove oltre ad esercitare il ministero, assieme ad un altro compatriota, don Antonino Di Bianca vicario foraneo e a don Santo Gigante la cui famiglia era pure oriunda da Tusa, insegnano grammatica e materie umanistiche.
Nel 1629 don Santo Di Bartolomeo per suo testamento fonda il Beneficio di Santa Maria di Libera Inferni nella Matrice. Nel dotare di cospicue rendite l’istituzione cui assegna una casa nella salita Matrice, lega al nipote don Santo Gigante, primo beneficiato eletto, molti beni mobili; vi figurano tra l’altre, paramenti liturgici ricamati da don Santo (e ciò stimola a far ulteriore luce sulle attività di questo multiforme ingegno ) e un mocordio dorato, strumento che denota quantomeno l’esigenza di un personale diletto.
Anche un’opera che per sua natura potrebbe essere ben lontana dalla musica, la splendida decorazione del Cappellone della Matrice eseguita nel 1622 da Scipione Li Volsi da Tusa ed i suoi fratelli, è un rarissimo documento… Accanto alla monumentale figura dell’Eterno infatti, la Gloria, è costituita da due gruppi di angeli musicanti che recano liuti, mandòle, viole da gamba, corni, ed altri strumenti… una collezione iconografica interessantissima per chi si occupa di storia degli strumenti musicali.
Tra il 1628 ed il ’31 si datano gli splendidi Corali miniati su pergamena da don Santo Gigante che di fatto sono libri di musica oltre che notevoli pezzi d’arte figurativa. Nel testamento di don Nicasio Conti, un sacerdote che decide di entrare nel nostro convento di San Francesco, figurano libri di musica. Presso lo stesso convento, i componenti della famiglia Li Vaccari che vi entrano, instaurano per la musica una vera e propria tradizione.
Gli atti contabili di chiese e confraternite, durante il corso del Seicento, registrano sempre più sovente spese per la musica (nel 1627 per la festa di San Vito, ad es. il procuratore annota "pagato alli sonaturi delli pifari che sonaro la festa di santo vito <tarì>12") ed è notorio come i Giurati finanziassero un Maestro di Cappella con la mansione di organista della Matrice. Verso la fine di quel secolo gli atti contabili dell’Amministrazione comunale, stante Ciminna apparteneva alla Sergenzia di Termini, annotano tra i militari diversi tammorinari ciminnesi.
La necessità della musica aguzza l’ingegno di quattro sacerdoti che di musica dovevano intendersene. Il 13 maggio 1640 il sacerdote don Michele Bonanno si obbliga ai confratelli don Antonino Cannizzaro, don Sebastiano Gallo don Giovan Battista Barbara (fratello di Laura madre di don Vincenzo e don Paolo Amato) e don Francesco d’India a contribuire per sua parte all’acquisto di un organo portatile. Dal contesto del documento si evince di fatto come formino una società, offrendo i loro servigi alle chiese che non potevano permettersene l’acquisto, dividendosene gli utili e come lo stesso strumento venga dagli stessi, destinato causa mortis, alla Pia Unione del Purgatorio (fondata nel 1602 dall’arciprete Ansaldo) con obbligo alla celebrazione di una messa in loro suffragio. E che di fatto lo strumento venisse comprato lo si evince da un atto con il quale, il 31 agosto del ’41 i rettori della chiesa di S. Maria di Gesù dello Chiano, cedono alcune rendite a don Sebastiano Gallo sia per diritti di messe che per spese di fitto e trasporto dell’organetto nonché per le prestazioni musicali.
Don Santo venendo a narrare della lunga malattia e morte di un suo diletto nipote riferisce: Fece ottimi progressi nella Speculativa, e precise venia inclinato alla predicatione, et alla musica,...
Quando nel 1670, quasi certamente su progetto di don Paolo Amato, viene ultimata la ricostruzione della Raccomandata, don Luca Monasterio, il medico che ne finanziò i lavori, nel richiedere il permesso per la riapertura al culto, sottolinea di averla provvista dei quadri dedicati alle sette feste della Vergine e, tra paramenti ed argenterie, il primo posto è riservato al nuovo organo di cui ha dotato l’edificio.
A questo punto una breve digressione ci porta a Palermo.
Nel 1658, celebrano il loro matrimonio Pietro Scarlata ed Eleonora d’Amato. Quasi un anno dopo nasce la loro prima figlia; ad amministrare il battesimo è don Vincenzo Amato, già affermato compositore e maestro di Cappella della Cattedrale. Ancora non è chiaro chi sia questa Eleonora ma, il fatto che altre volte sarà chiamato a battezzare le figlie dei coniugi Scarlata il sacerdote ciminnita e che il primogenito porti il nome Vincenzo, depone per una probabile parentela, al di la, dei rapporti che potevano creare legami, come la comune appartenenza all’Accademia dei Musici. A Ciminna è presente un altro ramo degli Amato, come i nostri, oriundi da Caccamo esercitano l’arte del fabbroferraio con ottimi risultati se uno di loro è autore della cancellata della cappella della Compagnia del SS.Nome di Gesù in San Domenico; nel qual ceppo è frequente tra le donne, il nome Eleonora. La segnalazione di Paolo Dotto attende chiarimento poiché Eleonora e Pietro sono i genitori di uno dei più grandi musicisti del Seicento, Alessandro Scarlatti.
Su quanto poi musica e matematica incidano sull’opera dell’altro noto fratello, l’architetto don Paolo Amato, non è il caso di dilungarsi ma questa sede, spinge a sottolineare come qui a Ciminna, don Paolo abbia dato una delle più alte testimonianze del suo genio. Poco meno che trentenne aveva progettato per il cugino medico don Luca Monasterio la ricostruzione della Raccomandata ultimata nel 1670. Poco dopo, progetta la chiesa di San Giovanni da dedicare anche al SS.mo Crocifisso. Se l’ottagono della Raccomandata preludeva la perifrasi ellittica del San Salvatore, il bel tempio di San Giovanni, disegnato successivamente, è sicuramente, assieme a quel trattato di prospettiva, cui dava mano negli anni in cui si accelerava il completamento di queste fabbriche ed egli stesso per breve tempo soggiornava a Ciminna, testamento spirituale e superamento già dello stesso barocco.
Ma ritorniamo alla musica. Tra i tanti documenti, interessante quello con cui i Rettori della chiesa di Sant’Antonio Abate il 10 aprile 1667, ingaggiano Vincenzo e Paolo Miroldo, Scipione Guttilla e Pietro Antonio La Priola affinché in diverse ricorrenze festive possano sonari cum li pezzi delli piferi di detta chiesa…quindi, la chiesa aveva comprato degli strumenti in proprio.
Alla fine del secolo XVII l’Amministrazione Comunale si doterà di una piccola fanfara che utilizza sia nelle feste patronali che per dare maggior pompa ai Bandi soliti emettersi in particolari occasioni.
Da quest’epoca in poi le testimonianze non hanno più il carattere della rarità; siamo alle origini del Corpo bandistico che si caratterizzerà per l’aumento del numero e la continuità della tradizione.

©Riproduzione Riservata

5 commenti:

Vito Andrea Bovi ha detto...

Caro Arturo, parlare di cultura a Ciminna è come parlare di un libro senza averlo mai letto.

Totò C. ha detto...

Totò cerca di parlare chiaro: metticcela una parola, una virgola in più...
Lo so che volevi fargli un complimento (o mi sbaglio?) ma siccome sei il primo postante e per giunta ti rivolgi direttamente al "Caro Arturo" pare come se gli volessi dire che quel libro che è Ciminna, lui (proprio lui) non lo avesse mai letto.
Ciao

Vito Andrea Bovi ha detto...

Caro Totò nel modo più assoluto mi rivolgo ad Arturo ma la mia frase è in un contesto generale. Dico parlare di cultura a Ciminna ma a chi? Con Arturo siamo amici sin dall'infanzia ed ho letto e apprezzato tutti i suoi libri di cui ho usato come fonte per il dito che ho dedicato a Ciminna. La cultura è una cosa seria e per persone che ne comprendono il significato. Mi sono spiegato male per via di una virgola o un punto di meno e ne chiedo scusa. Purtroppo i ciminnesi conoscono poco o niente delle nostre origini.

Artro Anzelmo ha detto...

" ...parlare di cultura a Ciminna ma a chi?" si chiede Totuccio Bovi... Ho avuto l'occasione di essere invitato a dare il mio contributo a diversi Convegni Spesso ne ho profittato per parlare di questo paese. Spesso, a parte le ufficiali presenze di politici o di autorità dei luoghi, le presenze coinvolgono la borghesia i ceti dei professionisti o dei docenti delle scuole, che ritengono di non dover mancare ad occasioni che nei piccoli centri hanno anche il sapore della mondanità e tutto sommato servono per degli incontri che a volte sono proficui. Almeno il 50% delle presenze è costituito dagli stessi convegnisti e da loro amici studiosi. E' l'occasione per scambio di pubblicazioni, per lanciare nuove proposte di studio, per scambiarsi i numeri di cellulari...creare quella rete necessaria alla circolazione culturale. In fondo, come vien spesso da dire "Ce la cantiamo e ce la suoniamo tra di noi".
Fare una sagra è di una facilità assoluta; degustare i prodotti tipici dei luoghi conprati al supermarket è possibile. Per pubblicare gli atti di un convegno passano anni!
Che la cultura sia un seme difficile da attecchire è opinione comune a molti. Sovente non è colpa del seme quanto del terreno e delle condizioni climatiche.
Ci sono piante come la sulla che non è facile fare attecchire in terreni su cui non è mai cresciuta: bisogna prendee del terreno dov'è già stata coltivata e spargerlo e mescolarlo al campo "vergine". E' quello che faccio da vent'anni. Si semina: qualcosa attecchirà!

Anonimo ha detto...
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