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giovedì 10 marzo 2011

Perché in Italia la democrazia non è compiuta.

di Giuseppe Nigliaccio
L’Italia viene presentata come  un paese pieno zeppo di contrapposizioni: presunti garantisti contro altrettanto presunti giustizialisti, rossi contro neri, liberali (o liberisti) contro assertori dell’intervento statale nell’economia. In realtà, se si cerca di andare oltre le etichette, sono le stesse cose, gli stessi avvenimenti che ci dicono chi siamo e dove stiamo andando.  In questa prospettiva basta poco per capire quale è lo stato di salute della nostra democrazia. Ad esempio è sintomatica un’espressione utilizzata nei mesi passati da molti parlamentari del Pdl, in merito ai cosiddetti futuristi, che venivano definiti ingrati, perché  avrebbero dovuto ricordare che è  stato grazie a Berlusconi che hanno ottenuto il loro posto in Parlamento. 
Questa espressione, utilizzata soventemente anche in televisione, è passata in sordina, ma in realtà denota un’accezione antidemocratica del ruolo di parlamentare. 

In qualsiasi democrazia sostanziale – e non solo formale – ogni singolo parlamentare deve essere “grato” o meglio, deve sentirsi legato solamente nei confronti del popolo che lo ha eletto,  perché  è chiamato in parlamento in rappresentanza solamente del popolo, non di questo o di quel leader. Purtroppo siamo arrivati in una situazione in Italia in cui il Parlamento, o quantomeno la maggioranza attuale  è   privata da una qualsiasi funzione sostanziale. Da che cosa deduco questo? Da quando Silvio Berlusconi è in politica non si è mai visto un esponente del suo partito (che sia rimasto tale, fatto salvo gli alleati/padroni della Lega Nord) criticare il proprio leader, o semplicemente affermare che una  determinata questione non sia stata gestita nel miglior modo possibile.  Ciò si può spiegare solamente con due motivazioni: o siamo guidati da un essere divino ed infallibile, ma purtroppo non è questo il caso, o il Pdl è un partito marionetta i cui rappresentanti non hanno altro compito al di fuori che abbassare il capo ed acconsentire ad ogni richiesta del loro leader.

 È altresì avvilente l’argomento secondo cui sarebbe antidemocratica ed eversiva ogni ipotesi che vedrebbe (anche in seguito ad indagini giudiziarie) un governo non guidato da Silvio Berlusconi, perché ciò sovvertirebbe la volontà del popolo sovrano. Questa ipotesi, all’apparenza solida, è in realtà infondata per due motivi.  Innanzitutto bisogna dire che è vero che il popolo è sovrano, e che nessuno può sovvertire l’esito del libero voto popolare. Un voto per essere libero, però, deve basarsi sulla libera opinione di ogni singolo elettore. E come si forma la libera opinione che porta al libero voto? Si forma con una libera informazione che, libera da qualsiasi condizionamento,  permette ad ogni cittadino di farsi la propria libera opinione che, al momento delle elezioni, si concretizzerà in un libero voto. E’ questa la situazione in Italia?
   Il secondo argomento che rivela l’infondatezza della tesi secondo la quale indagare o addirittura condannare il presidente del consiglio è antidemocratico, ci viene fornito direttamente dalla storia.  Se si apre un libro di storia si scopre che anche Adolf Hitler nella sua ascesa politica ha formalmente vinto delle elezioni. Attenzione, non sto facendo un paragone che realisticamente sarebbe eccessivo, ma voglio solo sottolineare come non basti vincere le elezioni, per avere il diritto di governare.  Esiste un giusto in sé che dovrebbe vincolare qualsiasi agire politico.
 Noi italiani ci gloriamo della nostra storia, ma in pratica non ne traiamo mai insegnamento. Oggi qualcuno vuol far passare il messaggio che la magistratura, quando apre un’indagine su di un uomo politico, lo faccia solamente per scopi politici, non essendo quindi onesta ed super partes. Sarebbe opportuno ricordare l’etimologia della parola candidato. Candidato viene dal latino candidatus (in riferimento alla toga bianca che indossava chiunque aspirasse ad ricoprire incarichi pubblici) ma che simboleggiava il fatto, ancor più importante, che solamente le persone al di sopra di ogni sospetto (si potrebbe dire, con un linguaggio più vicino a noi, dalla fedina penale candida, immacolata) potessero intraprendere una carriera politica. Oggi abbiamo sovvertito i termini della questione: il politico, in quanto cittadino, prima ancora di avere il diritto di governare, ha il dovere di dimostrare di esserne degno, di essere al di sopra di ogni sospetto. Fino a quando le aule del Parlamento verranno percepite come luogo di impunità, la democrazia in Italia sarà sempre qualcosa di incompiuto. 

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti innanzitutto a Giuseppe, la cui fama di colto oltre che di saggio lo precede!
Uno degli ultimi argomenti trattati sul blog di G Miccichè, facevano seguito ad una affermazione, direttamente mutuata, e si vantava pure, da un discorso del sen schifani: in buona sostanza veniva perpetuato l’assioma della “sacralità” del mandato parlamentare xchè figlio diretto della volontà popolare; col cavolo. Qualcuno, nel PDL, (ma anche in altri partiti che aventinianamente si sono defilati) ha sentito parlare di legge elettorale in vigore? Ha spulciato le tornate elettorali fino alla fatidica (fatale dico io) discesa in campo? Non si riscontra, chiara e lampante, la differenza fra il sistema odierno con i parlamentari che vengono chiamati da listoni prefabbricati, con prezzi per posti in “platea” a partire da € 125.000.00, e quello vigente tempo fa (secoli?) che assegnava la vittoria al + votato? Quindi perché l’onorevole Caio, appartenente, che so per esempio alla Divisione corazzata dei 61 a 0 siciliana, deve rispondere a me o al disoccupato che ha votato soltanto il simbolo e non soltanto eseguire gli ordini del duce che lo ha portato a sedere su quella data poltrona.
Tuttavia la vera “tragedia” non è questa; sta purtroppo nel fatto che queste leggi ed ulteriori porcate nascono per il secolare fatalismo dell’italiano; nascono così come sono nate le dittature italiane, prima fra tutte quella dell’unità nazionale (“solo 50 anni fa). Perché preferiamo delegare, rinunciare anche a diritti fondamentali, non vogliamo occuparci della res pubblica, vuoi perché alcune volte è troppo dispendiosa o altre noiosa, e perché alla fine qualcun altro si deve pur interessare.
Se non condividete tutto ciò, è probabile, ma per favore qualcuno mi spieghi perché, ancora oggi, dopo le migliaia di porcate prodotte dall’attuale governo, i + continuano a dire: >si vabbè ma chi voti al suo posto?

Anonimo ha detto...

scusate, ma il referendum per cambiare questa legge elettorale- porcata non è stata votata a furor di popolo? quindi è stato il popolo sovrano, nel pieno della democrazia e delle prerogative previste dalla costituzione, che ha scelto di eliminare la vecchia legge elettorale con il sistema proporzionale con le preferenze.
scusate ma state usando strumentalmente, oggi perchè conviene all'altra parte politica, un argomento sicuramente valido ed interessante a soli fini politici contro Berlusconi

Anonimo ha detto...

Complimenti sinceri Giuseppe per il tuo articolo. Ancora prima di essere d'accordo nella sostanza, ho particolarmente apprezzato la forma: trovo raro vedere tanta lucidità e correttezza formale al di fuori da contesti scontati (riviste, libri, accademia, etc), e talvolta neanche lì.

Detto questo, approfitto di questo intervento per un rapido commento, a proposito della legge elettorale attualmente in vigore (trovate ironico che a battezzarla "porcata" sia stato, correggetemi se sbaglio, quel furbacchione spiritato che ne è stato l'autore stesso ?): che sia un "porcellum" credo ce l'abbiano ormai chiaro a sinistra, al centro e pure in parte della destra (inclusi intermedi). Che un referendum possa averla avallata invece mi fa pensare alla questione della "libera informazione". Immaginate la scena: esiste un nutrito gruppo di elettori che sono al contempo seguaci del TG4 di Fede (ora comprendo la genesi dell'Epistemologia genetica, io sto ancora cercando di spiegarmi questo fenomeno paranormale), a vostro avviso che tipo di informazione hanno tratto questi elettori ? E per il fatto di essere seguaci del Tg4, che tipo di uso immaginate ne abbiano fatto ? ( E non venitemi a dire che il Tg4 fa da contrappeso ad altro come il Tg3 etc etc, su ... il carnevale s'è appena concluso ...). Chiaro che questi elettori sono lontani dal costituire una maggioranza, era solo un esempio ;)

Anonimo ha detto...

Complimenti sinceri Giuseppe per il tuo articolo. Ancora prima di essere d'accordo nella sostanza, ho particolarmente apprezzato la forma: trovo raro vedere tanta lucidità e correttezza formale al di fuori da contesti scontati (riviste, libri, accademia, etc), e talvolta neanche lì.

Detto questo, approfitto di questo intervento per un rapido commento, a proposito della legge elettorale attualmente in vigore (trovate ironico che a battezzarla "porcata" sia stato, correggetemi se sbaglio, quel furbacchione spiritato che ne è stato l'autore stesso ?): che sia un "porcellum" credo ce l'abbiano ormai chiaro a sinistra, al centro e pure in parte della destra (inclusi intermedi). Che un referendum possa averla avallata invece mi fa pensare alla questione della "libera informazione". Immaginate la scena: esiste un nutrito gruppo di elettori che sono al contempo seguaci del TG4 di Fede (ora comprendo la genesi dell'Epistemologia genetica, io sto ancora cercando di spiegarmi questo fenomeno paranormale), a vostro avviso che tipo di informazione hanno tratto questi elettori ? E per il fatto di essere seguaci del Tg4, che tipo di uso immaginate ne abbiano fatto ? ( E non venitemi a dire che il Tg4 fa da contrappeso ad altro come il Tg3 etc etc, su ... il carnevale s'è appena concluso ...). Chiaro, questo sottoinsieme di elettori sono ben lontani dal costituire, da soli, una qualsivoglia maggioranza determinante, era solo un esempio ...

Anonimo ha detto...

all'anonimo del 10/3 ore 16:24
Mi dai il beneficio del dubbio? Può darsi che io non l'abbia votato il TUO referendum?

Anonimo ha detto...

Bisogna non dimenticare...
Si veniva da qualche decennio e più di instabilità delle maggioranze politiche. La stabilità era ciò cui si aspirava maggiormente così dal mattarellum si passò al porcellum (che mantenne i listini e tolse le preferenze) che sanciva in quel determinato momento per la Lega e per quanti comunque erano vicini a Berlusconi la possibilità certa di andare al governo e restarci... Daltro canto ho l'impressione che nonostante tutto la cosa fece comodo ai rais e capi paranza di tutte le forze politiche...
Per quanto la mia informazione possa non esser completa è certo che il centro sinistra prodiano non si scomodò ne a proporre una diversa legge elettorale che rispettasse l'esigenza referendaria ne una legge sul conflitto d'interesse.
Per quanto mi riguarda sono per il proporzionale puro ma sono anche per l'inibizione alla candidatura di chi abbia commesso reati finanziari, di chi ha carichi pendenti (anche per l'elezione del capocondomino!).
E poiché recentemente è stata pure ventilata una riforma dellla TV pubblica sono del parere che
1) bisogna togliere ai gruppi di potere la facoltà di possedere più di un mezzo di comunicazione: se hai una TV niente giornali.
2) bisogna lottizzare la RAI: due reti pubbliche, una all'opposizione, una alla maggioranza.
Non c'è da scomodare la Germania, anche Mussolini andò al potere con una legge elettorale maggioritaria che si confezionò su misura.

Anonimo ha detto...

Penso che in futuro sentiremo parlare molto spesso di Giuseppe, naturalmente in positivo, ritengo che sia uno dei giovani più eruditi che la nostra terra di Ciminna ci ha donato in questi ultimi anni.
Un consiglio: non ti schierare mai politicamente ne a destra, ne a centro, ne sinistra, questa politica non ti merita.
Un Amico

Anonimo ha detto...

Il problema non è schierarsi.
Un uomo di cultura non è il "terzo inutile incomodo". E' uno che ha una sua idea della giustizia perciò è facile che abbia simpatie politiche o che gli altri vedano nelle suoi atti comunanza con una parte politica.
Con le dovute proporzioni (almeno per oggi) prendiamo Saviano. Certo a sentirlo appare ovvio credere che sia a "sinistra" in quanto questa parte politica ha storicamente e sul piano politico incarnato la lotta alle mafie.
Qualcuno lo ha invitato a scendere in campo. Credo che ne verrebbe comunque meno la sua credibilità: una parte è sempre una parte, è limitata al contingente che primariamente è vincere le elezioni.
Daltro canto conosco pochi uomini di cultura che scesi in politica ci abbiano fatto bella figura da Sciascia a Zeffirelli (tanto per citare fronti diversi). La politica è un abito troppo stretto (e troppo vistoso)per la Libertà

Anonimo ha detto...

Quindi confermo quanto detto a Giuseppe lascia stare questa politica