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mercoledì 23 maggio 2012

Falcone: 20 anni dopo, ricordare non basta

di Agorà Ciminna
"La mafia teme di più la scuola che la giustizia.
L'istituzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa." A.Caponetto 1994

La nostra generazione è cresciuta con il ricordo di Giovanni Falcone. Alle elementari, scuola a lui dedicata, ci hanno parlato per la prima volta di questo grande eroe, che in un giorno di maggio è morto insieme alla moglie e agli agenti della scorta mentre tornava da Roma nella sua amata Palermo.
Nell'appendere le frasi ricordo nell'albero di Falcone ci sembrava strano dover ricordare un uomo che era morto semplicemente per svolgere il suo lavoro e servire lo Stato.
La strage di Capaci per opera della mafia, e poi ancora via D'Amelio e tutte le altre stragi,  erano un ricordo che anno dopo anno, commemorazione  dopo commemorazione, cresceva sempre più in quei bambini che iniziavano a prendere coscienza di un problema politico-sociale. Iniziavano a pronunciare la parola mafia ed a impaurirsi per l'illimitata violenza con cui essa adopera. 
Noi di Agorà Ciminna oggi nel nostro piccolo ricordiamo il sacrificio del 23 Maggio 1992 attraverso un banner celebrativo, abbiamo inoltre scelto di condividere con voi una foto in cui il magistrato sorride, una foto che vent'anni dopo la  morte continua a gridarci le sue parole:"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."
Ricordare serve a non dimenticare, ma se dopo vent'anni pur non dimenticando lo stato di cose non è cambiato, cosa occorre per mettere la parola fine alla mafia?
E' triste prendere coscienza del fatto che sono passati venti lunghi anni e tutto è rimasto immutato. 
Sono finiti in cella i grandi boss come Provenzano e Riina, ma l'organizzazione è continuata a crescere proprio come noi ragazzi ventenni, allora bambini che speravamo in un futuro migliore. 
Oggi tutto è intitolato alle vittime della mafia, portano i nomi di Falcone-Borsellino le nostre scuole, le nostre strade, i nostri monumenti, le nostre strutture, eppure gridare che la mafia è una montagna di merda rimane ancora una cosa molto difficile, un tabù. 
Non si vede ma si percepisce, oggi più che mai la mafia si è rafforzata perché si è ibernata e molto astutamente è diventata invisibile.
Al di fuori delle commemorazioni delle vittime uccise dalla mafia, quando nella nostra società si pronuncia la parola mafia e se ne analizzano le problematiche?
Il nostro appello è rivolto agli insegnanti, agli educatori, al parroco, alle guide spirituali: parlate di mafia, solo parlandone 365 giorni all'anno si può sfatare sul serio questo tabù. Insegniamo ai nostri bambini a gridare che la mafia è una montagna di merda, ricordare serve a non dimenticare, ma non basta. 
Se le voci diventano coro, la mafia viene sconfitta, un solista si può fermare, un coro non si arresta facilmente. Sarà impossibile ucciderci tutti.
Riappropriamoci delle parole: Civiltà e Legalità. 





4 commenti:

Unknown ha detto...

La mafia si nutre d'ignoranza, di mancanza di lavoro, di una cultura distorta e contorta, che ha condannato la Sicilia ad essere una terra di sangue e di sciacalli, di privilegi e di poverta`, di emigrati e gente che ha troppo.
La mafia si nutre di complicita` politica, si nutre dell'atteggiamento ambiguo delle istituzioni ma anche di molti di noi.
La mafia e` la manifestazione della brutalita`animale di alcuni individui, ma e` anche la 'agire scaltro di individui colti e senza scrupoli che danno copertura politica, e consulenza economica a chi fa soldi uccidendo, spacciando droga, sfruttando la prostituzione taglieggiando i negozianti, truccando gli appalti.
Comunque la mettiamo la mafia e` qualcosa di cui sbarazzarsi per guardare al futuro con speranza.
Non c'e` bisogno di essere o fare gli eroi, basta solo fare il proprio dovere per essere antimafiosi.

Anonimo ha detto...

CHIUSO PER LUTTO

Chiuso per lutto.
(23 Maggio ’92; 19 Luglio ‘92)
Basta così, giù il sipario, non me la sento stasera. Si chiude. Vi rimborso il biglietto. Lasciamo Guerrino per un bel po’ a sbrogliarsela con le tenebre sul ciglione dell’abisso. Gli farà bene anche lui vegliare in questa notte d’ulivi della Sicilia. Sicilia Santa, Sicilia Carogna, Sicilia Giuda, Sicilia Cristo. Battuta, sputata, inchiodata palme e piedi a un muro dell’Ucciardone, fra siepi di sudari in fila e rose di sangue marcio e spine di sole e odori sull’asfalto di zolfo e cordite…Isola leonessa, isola iena. Cosa di carne d’oro, settanta volte lebbrosa. No, non verrà Guerrino a salvare con la sua spada di latta a cavallo di Macchiabruna… nessun angelo trombettiere nel mezzogiorno al Giudizio suonerà per la vostra Pasqua, poveri paladini in borghese, poveri cadaveri eroi, di cui non oso pronunziare il nome…Non vi vedremo mai più sorridere col telefono in una mano e una sigaretta nell’altra, spettinati, baffuti, ciarlieri…Nessuna mano solleverà la pietra dei vostri sepolcri…Nessuna schioderà le bare dalle maglie di bronzo.Forse solo la tua, bambino.
GESUALDO BUFALINO (SCRITTORE)

Ciao Ciminna ha detto...

conosci un altro modo per fregar la morte?

Ciao Ciminna ha detto...

conosci un altro modo per fregar la morte?