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sabato 21 luglio 2012

Status Symbol: scelta di vita o imposizione?

di Agorà Ciminna
Guardando le foto stampate in una rivista di moda, o semplicemente la pubblicità televisiva che lascia scorrere immagini di donne perfette e impeccabili, a chi non viene in mente il pensiero che forse ci sia qualcosa di sbagliato in noi? Che probabilmente la bellezza è quella che ci fornisce l’immaginario comune, i mass media, internet, le riviste. Oggi più che mai, tali mezzi tendono sempre più ad affermare come modello femminile quello della donna sempre perfetta, magra ma formosa (spingendoci a ricorrere alla chirurgia estetica), priva di imperfezioni , una donna sicura e consapevole di sé. Ovviamente è alquanto scontato dire che la sicurezza e la consapevolezza in una donna sono costanti, che come ci ha dimostrato  la storia, non necessariamente passano attraverso il filtro della bellezza e della perfezione fisica.   E di certo lo stesso discorso vale per gli uomini. Ci viene fornita come modello maschile, l’immagine dell’uomo sempre depilato, curato nei minimi dettagli, che impiega quasi più tempo della donna a prepararsi.
Non che ci sia qualcosa di male in ciò. Ma perché privarsi della propria natura? Del proprio essere? Perché mai una ragazza che non abbia la taglia 42 o un ragazzo con i peli alle gambe debbano provare imbarazzo nel mettersi in costume?  Nella maggior parte dei casi, ciò è dettato da quello che ci viene imposto da altri. Un’imposizione senz’altro perfetta ma mai reale. E così fa notizia il caso di quella ragazzina Americana che ha raccolto migliaia di firme per fare in modo che le ragazze fotografate nella rivista “Seventeen”, famosa rivista americana, venissero rappresentate così come sono nella realtà, senza ricorrere a fotoritocchi. Perché si sa, anche se spesso non lo si vuole ammettere, dietro ogni immagine che noi consideriamo “Bellezza”, ci sono ore di trucco, ritocchi e modifiche. Ma ciò che condiziona la nostra personalità è anche la moda, il vestire. Ci sentiamo costretti a indossare indumenti che magari odiamo, solo perché  di moda, e se mentre proviamo un abito, una maglia o un jeans in qualche negozio, non siamo convinti di ciò che vediamo allo specchio, è naturale sentirsi dire dalla commessa che “adesso si usa, va tanto”, come se questa frase eliminasse in noi ogni dubbio. Per non parlare poi del fatto che spesso ripetiamo e diciamo ciò che pensano altri, per non essere una voce fuori dal coro, per evitare confronti o essere considerati “diversi”.
È indubbio che ognuno di noi faccia delle scelte, e possa scegliere che abiti  indossare, che taglia portare, cosa pensare, ma ciò che conta veramente  è cercare di ragionare con la propria testa. Insomma, perché lasciarsi privare della propria personalità? Perché rispondere a meccanismi imposti da altri come tanti piccoli robottini? Non c’è dubbio che la bella presenza aiuti, questo si sa, ma chi dice che il canone di bellezza debba essere uno solo? Dove sta scritto che tutti debbano pensare e agire allo stesso modo? Uniformarsi, conformarsi, a volte potrebbe anche aiutare, ma la libertà di essere se stessi è ciò che ci permette di essere sempre perfetti, impeccabili, alla moda e mai fuori luogo. È questo che da sicurezza e consapevolezza ad una donna quanto ad un uomo, non un jeans firmato o un taglio all’ultimo grido, né associarsi a idee altrui,  ma solo il coraggio di vivere la propria vita liberamente e incondizionatamente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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