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venerdì 22 ottobre 2010

Le favole e la Chiesa della Raccomandata

di Arturo Anzelmo

Chiesa della Raccomandata
Inventarsi una favola (dove di norma ai buoni finisce sempre che “vissero felici e contenti”) è la cosa più dolce di questo mondo se lo si fa per i bambini.
Dire cose non verificate sulla scorta di certa documentazione senza farle precedere da un dubitativo “se” un “forse” un “si dice” (togliendosi strategicamente dalle responsabilità) se non è reato rimane la responsabilità morale.
Premesso che sono stato buon amico e, data la differenza di età, è giusto dire allievo, del Canonico don Michelangelo Calcagno, veniamo al dunque. Bazzicando su internet casco sul sito del Liceo Palmeri (Ciminna) che mette in rete quanto elaborato con il progetto didattico “Cittadinanza e Costituzione” anno sc. 2009/2010. A parte tante amenità; sulla chiesa della Raccomandata si scrive: “[...] Negli anni ’60 crollò parte del tetto a causa della sua precarietà; il rettore del tempo invece di pensare ad un restauro conservativo la cedette a privati verso il 1965 che demolirono quanto rimasto e costruirono verso il 1968 il palazzo che ancora oggi possiamo vedere, ma lasciarono ancora alcuni segni della chiesa che si possono visionare al pianterreno della moderna costruzione. Ci siamo così posti una prima domanda: perché anche chi era tenuto a dimostrare di avere maggiore senso civico, è stato così poco accorto, scegliendo la strada più breve ma anche più irresponsabile che si possa immaginare?”.
A vendere la chiesa non fu il Can.co Calcagno rettore della chiesa, questo è certo. La Curia ne autorizzò la vendita, questo è certo.
E' certo pure come, al Can.co Calcagno si debba il merito di aver recuperato in pezzi, aiutato da un manovale, la lapide con la nota epigrafe (trascritta dal Graziano) e poi ricomposta da Mons. Michele Sarullo; aver recuperato i resti di Suor Elisabetta Trippedi e l'epigrafe sepolcrale; aver recuperato la tela con la Natività della Vergine; e le due tele dell'Immacolata e della Pietà (provenienti dalla diruta chiesa del “Quararasu” che vi si conservavano); aver trasferito per tempo le campane (due sono a San Domenico) e la statua del Cuore di Gesù da cui la chiesa della Raccomandata aveva pur preso titolo, ed infine l'archivio oggi alla Matrice.
Esulo da altre osservazioni ma non posso non difendere la memoria di un uomo e di un sacerdote (amicissimo del Meli) che fece opera di appassionata difesa del patrimonio artistico. A lui si deve se non si è disperso (e ne ha raccolto di nuovo) quanto si sapeva su P. Santo Grech (Patri Malta) ed aver fatto di tutto affinché se ne avviasse il processo che, sperava, avesse portato sugli altari il santo priore del Convento di San Domenico.
Sulla Raccomandata rinvio, oltre a quanto già scritto dal Graziano, al mio volumetto “Paolo Amato: la Raccomandata e la Chiesa di San Giovanni Battista in Ciminna” scritto nel 2000, reperibile presso la B.C.


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4 commenti:

Anonimo ha detto...

le campane che sono site nella Rettoria del SS.mo Salvatore ( detta comunemente di San Domenico sono in realtà della chiesa stessa

Invece la campana della Raccomandata di cui ne esiste solamente una; si trova nel Santuario di San Vito, la suddetta campana a quanto ancora si racconta fu suonata da Elisabetta trippedi nell'alluvione che venne in quel periodo e si dice che al suono di dette campane il livello dell'acqua scese fino a che la pioggia cesso'e torno' la normalità

A. Anzelmo ha detto...

Per quanto mi risulta le campane della Raccomandata erano: una datata 1400 allusivamente posta sotto la cantoria dell'organo in S. Domenico accanto alla cappella di N.S. di Loritu dove è il sarcofago che accoglie le spoglie di suor Elisabetta Trippedi, l'altra datata 1506 posta sull'attuale piccolo campanile. L'altra campana detta del Cuore di Gesù collocata nella Cappella di S. Caterina era sul campanile di S. Domenico come l'altra piccolina del 1494.

Anonimo ha detto...

Che cosa resterà di me (noi)
del transito terrestre.....recitano i bellissimi versi di battiato. Quante cose ci hanno lasciato ciminnesi che furono, e grazie alla passione di Arturo Anzelmo e di qualche altro ciminnito parimenti appassionato, cogliamo l'esistenza delle opere che, a Dio piacendo e alla nostra dedizione (se ci sarà) potranno essere conservate per il futuro. Ma noi, in particolare noi ciminniti degli ultimi 50 anni, cosa stiamo lasciando alle generazioni future?

Anonimo ha detto...

Strade rotte, sporche. Nessun parcogiochi, nessuna struttura, un tinto calcetto malo cumminato ma non penso che sia un bene per i ragazzi del futuro. 1 perchè è incompleto. 2 perchè è fatto malissimo e tra 6 mesi non si potrà più giocare.